Universitari attendati per protestare contro gli affitti alle stelle, mancanza di abitazioni temporanee speculazioni consolidate negli anni sulle loro spalle? Tema sparito dai radar della politica, dell’economia e dei giornali. Lo stesso per quanto riguarda la penuria di case per coloro che un affitto possono permettersi di pagarlo, ma che non possono impegnarci più della metà del loro stipendio. Per non parlare del disastro dell’edilizia popolare: in Piemonte, ad esempio, è aumentato il numero di alloggi non assegnati, siamo al 7,5% del totale, mentre aumentano le domande ammesse e inevase, ormai il 70% del totale. I programmi pubblici per il recupero di immobili da destinare a edilizia sociale, non necessariamente popolare, sono stati sostituiti dalle leggi regionali per escludere gli immigrati dalle assegnazioni.

Eppure di una casa abbiamo bisogno tutti, ci piacerebbe che fosse la più vicina al tipo di vita che stiamo costruendo: temporanea per chi viaggia e vuole affittare arredato e con contratti di breve durata, in coabitazione perché vuole risparmiare e sfruttare una dimensione comunitaria per inserirsi bene e in fretta, permanente per chi la vuole sede del nido su cui costruire un progetto di vita. Acquistandola a riscatto e pagando un affitto commisurato al reddito.

Se poi entriamo nel campo delle relazioni, dell’integrazione e dello sviluppo della socialità attraverso la messa in comune di piccoli servizi di scambio che fanno di un isolato, un rione, una comunità vivace e integrata, allora tema delle nuove forme dell’abitare e della trasformazione urbana diventa il centro del presente e del futuro prossimo. Di un’esperienza interessante di condominio solidale ho già raccontato in un post (“A Torino debutta un condominio solidale: un’ottima soluzione per una residenza ‘assistita’), altri ne stano nascendo a dimostrazione della forza di quei progetti. A Torino sono nate da tempo iniziative interessanti di co-housing da replicare per calmierare affitti e spingere sulla strada dell’integrazione. Dunque c’è sensibilità, attenzione.

Per questo mi sono meravigliato del silenzio e del disinteresse di mondo politico e dei media, intorno a un evento che ha portato a Torino esperienze europee di punta nel campo della residenzialità, temporanea e non. Dal 4 al 6 marzo scorso operatori e ricercatori europei, sono arrivati in città a confrontarsi e a studiare modelli, ospitati dalla Cooperativa Sociale Atypica che gestisce il cohousing/residenza temporanea “Luoghi Comuni” in via San Pio V a San Salvario, uno dei partner del progetto europeo “Cohousilience”. Obiettivo del progetto: diffondere in Europa il modello di accoglienza abitativa dei social housing, attraverso lo scambio e il dialogo tra enti gestori di tutta Europa.

Il progetto “Cohousilience” rientra fra gli Erasmus Plus finanziati dall’UE (400mila €), durerà 30 mesi. Scopo del progetto, tra l’altro, è istituire cinque centri, chiamati “Community Hubs”, per costruire modelli di residenze temporanee e gestire la formazione per i leader della Comunità. La Cooperativa FAI Padova è capofila responsabile della realizzazione del progetto insieme ad altri sette partner europei: MDAT (Grecia), Odisee University (Belgio), Associazione Caracol (Francia), Cooperativa sociale ATYPICA arl (Italia), Consorcio Andaluz de Impulso Social (CAIS) (Spagna), Community Land Trust Bruxelles (Belgio) e Associacao Animam Viventem (Portogallo).

Il programma europeo, prevede tre sessioni di studio e di visita a situazioni modello. La prima è stata proprio a “Luoghi Comuni San Salvario”, a riconoscimento di una realtà che ha molto da insegnare perché fa molto. Durante la tre giorni, la coop Atypica ha proposto ai partner europei un modello e la sua realizzazione pratica: metodologia, gestione quotidiana e concreta, sostenibilità economica, sviluppo della socialità. Così prende forma la costruzione di un modello che porterà alla nascita di altre residenze temporanee in paesi d’Europa in cui ancora non esistono.

Nel corso della tre giorni sono state attivate sessioni di formazione informale per educatori e assistenti sociali per studiare le migliori pratiche del cohousing per affrontare le emergenze sociali partendo dall’abitazione. Tutto questo a San Salvario, un quartiere storico di Torino gentrificato a cavallo degli anni 2000, diventato uno dei centri della movida torinese senza però perdere quel suo carattere di melting pot di persone gusti profumi sapori e tensioni che lo fanno vivo.

La residenza temporanea Luoghi Comuni San Salvario è stata inaugurata nel 2015 al termine della ristrutturazione dell’immobile promossa dal Programma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo. E’ costituito da 24 alloggi completamente arredati che ospitano per una durata massima di 18 mesi, famiglie e singoli, di età, situazione socio-economica e nazionalità differenti. Al piano terra caffetteria e ristorante, una sala mostre dedicata dal 2018 alle performances di giovani artisti. Poi gli spazi comuni per gli inquilini: una grande cucina arredata per le feste e i pasti conviviali; un cortile e un terrazzo a disposizione di chi ci abita E poi il segno distintivo: un antico glicine che guarda alla piazzetta della Sinagoga di Torino. Insomma, un gran bel posto.

Solo per dire che non è tutto fermo, tutto vecchio, tutto sempre uguale, che quando non se ne occupa il bel mondo degli eletti, le politiche della casa nascono altrove e vanno avanti lo stesso, solo con più fatica . Bisogna cercare i semi del cambiamento dove cominciano a germogliare. Magari sotto il glicine di via San Pio, quartiere San Salvario.

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