Gli Stati Uniti stanno valutando se consentire a Julian Assange di dichiararsi colpevole di un’accusa meno grave, quella di cattiva gestione di informazioni riservate, aprendo a una possibilità di un accordo che potrebbe portare al suo rilascio da una prigione britannica. È quando sostengono persone a conoscenza del dossier al Wall Street Journal ma dal team legale del fondatore di Wikileaks è arrivato subito una smentita.

Il 52enne sta combattendo una lunga battaglia legale con il governo del Regno Unito per evitare di essere estradato negli Stati Uniti e affrontare un processo per aver pubblicato migliaia di documenti militari riservati e dispacci diplomatici statunitensi intorno al 2010. Dopo che i pubblici ministeri statunitensi lo hanno accusato nel 2019, le forze dell’ordine britanniche lo hanno arrestato e da allora è detenuto nel penitenziario di massima sicurezza di Belmarsh.

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Ora la novità trapelata dal Wall Street Journal, ma gli avvocati di Assange – come riporta Il Corriere della Sera – sostengono di non avere alcuna indicazione che portasse a un’idea di risoluzione delle accuse statunitensi. L’Alta Corte britannica dovrà stabilire se il fondatore di Wikileaks dovrà essere estradato o meno negli Stati Uniti, dove – salvo una conferma delle indiscrezioni del WSJ – verrà processato per la diffusione di documenti secretati sulle attività militari americane: Assange, che dal 2019 è rinchiuso nel carcere londinese, rischia negli Usa fino a 175 anni di carcere. Nelle ultime settimane due esperti delle Nazioni Unite – una competente in libertà di espressione e l’altra in prevenzione della tortura – hanno esortato il Regno Unito a non estradare Assange.

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