La guerra del governo alle navi umanitarie continua. I fermi amministrativi imposti in base al decreto Piantedosi del gennaio 2023 sono ormai più di venti. L’ultimo provvedimento è di ieri sera, contro la nave Geo Barents di Medici senza frontiere. L’accusa è sempre la stessa: non aver obbedito agli ordini dei libici. A nulla è valso raccontare quanto accaduto in acque internazionali, attraverso riprese e registrazioni pubblicate anche dal Fatto. La ong dovrà ora impugnare l’ennesimo fermo amministrativo e intanto rimanere bloccata. “Vediamo un accanimento contro le Ong. Si vuole fermare chi al contrario degli stati costieri cerca di garantire la vita delle persone in mare e cerca di garantire missioni di ricerca e soccorso, tra l’altro testimoniando la costante e deliberata violazione del diritto internazionale e di quegli stessi trattati che anche l’Italia ha firmato”, ha commentato Fulvia Conte, responsabile dei soccorsi di Medici senza frontiere.

Durante il secondo dei tre soccorsi che hanno poi visto la Geo Barents dirigersi verso il porto assegnato di Marina di Carrara con 249 persone a bordo, sabato il 16 marzo la nave di Msf è stata raggiunta da una motovedetta libica che ha interrotto le operazioni già iniziate, minacciato i gommoni di salvataggio e tentato di abbordarli (video). “Un episodio che avevamo denunciato con le immagini messe a disposizione da Sea Bird 2 (https://bit.ly/3TG1LUY) e le nostre riprese dal ponte (https://we.tl/t-QMCpkYwmFR)”, ricorda Conte. “Mentre soccorrevamo 146 persone, un pattugliatore della Guardia Costiera Libica donato dall’Italia un anno fa, ha bloccato le operazioni di soccorso mettendo in pericolo le persone sul barchino e minacciando il personale Msf”. Dopo aver denunciato l’accaduto del quale le autorità costiere erano state informate in tempo reale con tanto di richiesta di intervento, Italia compresa, la ong ha parlato di “operazioni emblematiche di quanto sta accadendo nel Mediterraneo Centrale”.

Come già riportato, il tribunale di Crotone ha appena sospeso un altro fermo amministrativo, quello della Humanity 1 di Sos Humanity. Perché il fermo rischiava di provocare un danno grave viste le finalità umanitari della nave e soprattutto perché i fatti che avevano motivato il provvedimento erano stati “travisati” dalle autorità italiane. Nel caso della Humanity, il 2 marzo i libici avevano addirittura aperto il fuoco costringendo la nave a interrompere il soccorso mentre molte persone erano in acqua a causa del panico generato. E una di queste, hanno raccontato le persone tratte in salvo, sarebbe annegata. Anche in quel caso ci sono registrazioni, immagini aeree, documenti che provano le violenze, contro ogni norma giuridica. Ma l’Italia ha deciso di “travisare” e porre sotto sequestro la nave al suo ingresso in porto. I fermi amministrativi sono ormai più di venti. Con le stesse accuse è stata fermata anche la Sea-Eye 4 è per la prima volta si è deciso di applicare la recidiva, così il fermo non è di 20 giorni ma di due mesi, e se dovesse ricapitare c’è il sequestro della nave.

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