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Un’ameba nel cervello dopo i lavaggi nasali, scatta l’allarme negli Usa. Matteo Bassetti: “Evitate di usare l’acqua del rubinetto per farli”

In Italia i casi di Acanthamoeba sono in media tra i 100 e 150 l’anno e sono legati soprattutto alla mancata sterilizzazione delle lenti a contatto e possono portare anche alla perdita della vista

di Davide Turrini

Matteo Bassetti interviene su pericolosità e prevenzione rispetto ad una generica “ameba”, ma attenzione non si tratta di quella “mangia cervello”. È sorta un po’ di confusione web riguardo uno dei tanti dati che i centri studi statunitensi pubblicano su riviste scientifiche online ogni giorno. In pratica nel rapporto pubblicato martedì 12 marzo sulla rivista Emerging Infections Diseases, l’agenzia nazionale CDC ha dettagliato i casi di 10 pazienti statunitensi che sono stati infettati da un tipo di ameba chiamato Acanthamoeba tra il 1994 e il 2022. Nove dei casi si sono verificati negli ultimi dieci anni. Tutti i pazienti avevano l’abitudine di sciacquarsi il naso con l’acqua del rubinetto per alleviare sintomi di sinusite e infiammazione dei seni nasali. Una volta infettati dall’ameba sei pazienti hanno sviluppato malattie della pelle e sei (alcuni hanno avuto entrambe le patologie, quindi la somma non fa dieci ndr) hanno avuto una rara infezione del sistema nervoso chiamata encefalite amebica granulomatosa (GAE), che colpisce il cervello e il midollo spinale.

Delle 10 persone infette, sette sono sopravvissute alla malattia e tre delle persone infettate da GAE sono morte. Va inoltre precisato, anzi andrebbe precisato sopra ogni altra cosa che tutti e dieci i pazienti prima di essersi infettati con l’ameba avevano un sistema immunitario indebolito perché erano malati di cancro ed erano sottoposti a cure chemioterapiche. Solitamente i microbi vengono uccisi dall’acido dello stomaco, ma alcuni di questi microrganismi possono sopravvivere nel naso e causare infezioni. In altri casi studiati negli Stati Uniti il risciacquo nasale con acqua di rubinetto non sterile, ma anche l’aver inspirato acqua con il naso mentre si faceva il bagno in aghi o fiumi, era stato precedentemente collegato a una varietà di infezioni da amebe, come quelle causate dalla Naegleria fowleri (la cosiddetta Ameba mangia-cervello) e la Balamuthia mandrillaris. In questi dieci casi, invece, si tratta dell’Acanthamoeba che, tra gli altri danni, può anche causare una malattia letale e dannosa per il cervello come la GAE segnalata poc’anzi. “Abbiamo pubblicato questo studio perché vogliamo che le persone siano consapevoli di questo rischio”, ha spiegato la dottoressa Haston, epidemiologa del CDC, alla CBS.

In Italia, invece, è intervenuto il celebre infettivologo genovese Matteo Bassetti su X: “L’ameba è una grave infezione che può colpire il cervello. Secondo un report del Cdc ci sarebbe un legame con l’utilizzo di acqua non sterile per i lavaggi nasali. Bisogna evitare di utilizzare acqua del rubinetto per i lavaggi nasali”. Purtroppo Bassetti usando il termine generico ameba, e presentando la questione in modo sommario, ha scatenato equivoci che in molti siti web hanno portato alla sovrapposizione della Acanthamoeba alla Naegleria fowleri (che è un protista). Quest’ultima diventata per ogni sito clickbaiting l’ameba “mangia cervello”.

Per ragionare su proporzioni oggettive rispetto alle singole amebe rimescolate tra informazione scandalistica e tweet generici, va ricordato che dati alla mano l’unico caso di Neagleria fowleri in Italia è stato segnalato nel 2004 a Este in provincia di Padova su un bambino di nove anni che aveva contratto questa tipologia di parassita facendo un bagno in un laghetto di acqua stantia in campagna. Invece, secondo un articolo della sezione salute e benessere dell’Ansa, in Italia i casi di Acanthamoeba sono in media tra i 100 e 150 l’anno e sono legati soprattutto alla mancata sterilizzazione delle lenti a contatto e possono portare anche alla perdita della vista.

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