Era la notte tra il 20 e il 21 quando il 15enne Giovanni Zanier stava tornando a casa a piedi, lungo una pista ciclabile a Porcia. Rientrava dalla discoteca a piedi con un amico perché l’uscita gli era stata concessa a patto che non salisse in macchina di nessuno. Nonostante la precauzione l’adolescente era stato travolto e ucciso dall’auto guidata da una militare Usa della base di Aviano (Pordenone).

Il Tribunale ha condannato a 2 anni e 6 mesi, Julia Bravo, 21 anni, in servizio alla Base Usaf di Aviano, che guidava. La pena è stata sospesa. Non è stata riconosciuta l’aggravante della guida in stato di ebbrezza in quanto il test alcolemico, che aveva dato esito positivo, con un tasso molto elevato di 2,09, era stato effettuato sulla donna oltre due ore dopo l’incidente. La giovane si era subito fermata a prestare soccorso: appariva sotto choc, ma anche visibilmente alterata. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, quella notte la donna accelerò una volta giunta nei pressi della rotatoria, della cui presenza sostenne di non essersi accorta per l’assenza di illuminazione. I periti hanno stabilito che il veicolo aveva affrontato quel tratto ad almeno 65 chilometri orari.
Nei mesi scorsi era stato trovato l’accordo risarcitorio attraverso l’assicurazione Usaf che copre la responsabilità civile per i militari americani.

Subito dopo l’incidente, la donna venne posta agli arresti domiciliari all’interno dello stanziamento militare, misura poi ridotta all’obbligo di dimora. Le autorità americane hanno sempre fornito la massima collaborazione agli investigatori. Nel corso della prima udienza del processo, Julia Bravo aveva preso la parola in aula e aveva raccontato della propria disperazione: “Quella notte sarebbe stato meglio se fossi morta io”.

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