Dopo il lungo tira e molla sulle risorse andato in scena lo scorso anno, da lunedì 18 marzo fino al 31 maggio è possibile fare domanda per il bonus psicologo. Il contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia è di 50 euro a seduta e potrà arrivare fino a un massimo di 1.500 euro l’anno. Il bonus è riconosciuto una sola volta per ciascuna annualità ai soggetti che al momento della presentazione della domanda rispettano due requisiti: la residenza in Italia e un valore dell’Isee, in corso di validità, ordinario o corrente, non superiore a 50mila euro. L’importo riconosciuto varia a seconda dell’Isee stesso: fino a 1.500 se l’Isee è sotto i 15.000 euro, 1000 se l’Isee è tra 15.000 e 30.000 euro, 500 euro tra 30 e 50mila euro di Isee.

La domanda va presentata in via telematica sul sito dell’Inps, accedendo al servizio “Contributo sessioni psicoterapia” dal portale web accessibile tramite SPID di livello 2 o superiore, Carta di identità elettronica 3.0 o Carta Nazionale dei servizi. In alternativa si può chiamare il Contact Center Integrato, contattando il numero verde 803.164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06 164.164 (da rete mobile a pagamento, in base alla tariffa applicata dai diversi gestori).

Il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop), David Lazzari, ha consigliato di fare richiesta quanto prima perché la tempistica conta: visto che i fondi sono limitati, a parità di valore Isee si terrà conto dell’ordine cronologico di presentazione delle domande. Basti dire che nel 2022 i beneficiari si sono fermati a 41mila a fronte di 25 milioni di euro disponibili. Ora i milioni a disposizione sono 10: se va bene la graduatoria finale conterrà 15mila nomi. A fronte di bisogni ben più diffusi. In Italia, ricorda Lazzari “secondo una nostra indagine sono 5 milioni i potenziali pazienti, cioè le persone che vorrebbero rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta ma non hanno le risorse economiche per poterlo fare”. Dai dati emersi durante la prima edizione del bonus le donne e gli under 35 sono le fasce di popolazione che mostrano i maggiori disagi. “Non stiamo parlando dei disturbi più gravi all’apice dalla piramide, quelli che hanno necessità di trattamenti anche farmacologici, ma – spiega Lazzari – quelli legati alle forme più diffuse di disagio, che riguardano ansia, umore, disturbi di adattamento e sviluppo dovuti allo stress“.

Articolo Precedente

L’assegno unico per ora resta nell’Isee: il governo non risolve il pasticcio. Ma valuta se rivedere il peso della prima casa

next
Articolo Successivo

Unilever vara un piano di riduzione dei costi con 7.500 licenziamenti e scorpora l’attività dei gelati. La borsa applaude

next