Lo Stato argentino non riesce a riprendere il controllo di Rosario. La terza città del Paese, che ha dato i natali a Lionel Messi (ma anche all’artista Lucio Fontana), è infatti ormai saldamente in mano ai narcotrafficanti. Il pugno duro utilizzato dal presidente Javier Milei ha avuto l’effetto di provocare la reazione dei boss: dopo aver ucciso quattro persone scelte a caso, i narcos minacciano di proseguire con una scia di omicidi indiscriminati tra la popolazione, se non verrà attenuato il regime carcerario per i loro uomini. In pratica quella che sta andando in onda nel Paese Sudamericano è una sorta di tentativo di trattativa tra i cartelli della droga e lo Stato.

La città ostaggio dei narcos – Per il momento, però, il nuovo governo di ultra destra di Milei non sembra voler cedere al dialogo. Anzi il presidente ha inviato l’esercito a Rosario, annunciando nuove norme contro i cartelli della droga, alcune delle quali prendono spunto dalla legislazione italiana. Per il momento, infatti, la città della provincia di Santa Fe è completamente paralizzata: il trasporto pubblico è bloccato dopo che i narcos hanno ucciso quattro persone praticamente in modalità random (due conducenti di autobus, un tassista e un benzinaio) minacciando di proseguire se non verrà allentato il regime carcerario ai membri delle bande.

Le foto dei detenuti nudi – Una strage compiuta dopo che erano cominciate a circolare le immagini di detenuti seminudi con le mani dietro la schiena nella prigione del Piñero, dove sono detenuti diversi narcos di alto livello. Foto condivise anche da Patricia Bullrich, ministra della Sicurezza, che su X si era complimentata col giovernatore Maxi Pullaro.

Le minacce dei boss – La massima autorità della provincia di Santa Fe è uno degli obiettivi dei narcos: “Continueremo ad uccidere fino a che Pullaro non la smetterà. Chi avvisa non tradisce”, c’è scritto in un volantino rinvenuto nei giorni scorsi. La minaccia al governatore segue quella contro un noto giornalista televisivo, Nelson Castro, intimorito mentre si trovava con una squadra del canale Tn (lo stesso gruppo del quotidiano El Clarin). “Ditegli che se viene a Oroño (una strada di Rosario, ndr) gli spareremo. Chi avvisa non tradisce. Se ne vada da Rosario, non lo vogliamo qui”, si legge in uno dei messaggi ricevuti via cellulare, che termina con la frase: “Cordiali saluti, la mafia“. Il passo successivo è stato l’omicidio di quattro persone, scelte a caso della popolazione.

Milei guarda alle leggi antimafia – Eventi che hanno portato la ministra Bullrich a parlare di “narcoterrorismo“. “I narcos cercano di terrorizzare la popolazione attraverso la violenza indiscriminata, quindi chiederemo alla giustizia l’applicazione della legge antiterrorista che prevede un raddoppio della pena”, ha annunciato l’esponente dell’esecutivo Milei. Il governo ha annunciato l’intenzione di varare una nuova legge per istituire il reato l’associazione mafiosa. Una norma chiaramente ispirata al codice penale italiano, come quella che introdurrebbe in Argentina un regime carcerario analogo a quello del 41 bis.

Più facile sparare per la polizia – Intanto il governo ha anche varato un decreto che consente alla polizia di sparare anche senza identificarsi. “In Argentina la polizia non spara per paura di finire in galera”, sostiene sempre la ministra della Sicurezza. Il nuovo governo di estrema destra ritiene infatti che la precedente legislatura fosse eccessivamente garantista e giustifica in questo modo la presentazione di un testo che, tra le altre cose, permette l’uso delle armi da fuoco anche in via preventiva, per impedire la fuga, in caso di resistenza, o per procedere all’arresto di una persona “nel caso si consideri che ci sia un rischio per la propria vita o quella di terzi”. “Le armi potranno essere usate in situazioni in cui l’uso di altri strumenti risulti impossibile, mantenendo il concetto di progressività”, ha precisato Bullrich.

L’esercito non si fida della Polizia – Non si sa quanto potrà essere utile questa norma, visto che per il momento esercito e polizia non sembrano intenzionati a collaborare. Il motivo? I membri delle forze federali accusano i loro colleghi provinciali di mantere stretti legami con i narcotrafficanti. “L’esercito non vuole collaborare con la polizia di Santa Fe, che avvisa i criminali delle operazioni. Così quando arrivano sul posto non rimane più nulla. La collaborazione è zero”, ha detto al quotidiano La Nacion un investigatore.

Articolo Precedente

Donne arruolate, il modello scandinavo per le nuove esigenze geopolitiche

next
Articolo Successivo

Cisgiordania, uccise due persone davanti all’ospedale di Jenin. Msf: “Aumentati attacchi dell’esercito israeliano alle strutture sanitarie”

next