“Adesso l’ultima tendenza, ed è successo anche ieri sera (a Dimartedì, ndr), è quella di chiedermi continuamente la certificazione Iso 9001, cioè la certificazione di qualità. Ora praticamente per esprimere le proprie opinioni bisogna dichiararsi antifascista e poi si può parlare, perché se uno non si dichiara antifascista non può fare nulla. Io avviso tutti quelli che in futuro vorranno chiedermela che io la certificazione Iso 9001 non la voglio esporre. E quindi non mi dichiarerò (antifascista, ndr), perché ritengo che non sia opportuno. La legge proibisce la ricostituzione del partito fascista e ci atteniamo a quello che prevede la legge. Non andiamo oltre”. È la bordata che il generale Roberto Vannacci lancia a Giovanni Floris e alla sua trasmissione Dimartedì (La7), dove il militare martedì sera è stato incalzato dal giornalista e dal leader di Azione Carlo Calenda sulla sua opinione circa Benito Mussolini, definito ‘uno statista’ nel suo primo libro, Il mondo al contrario.

Durante la presentazione del suo ultimo libro, Il coraggio vince, insieme a Francesco Storace, figura storica di Alleanza Nazionale, ex presidente della Regione Lazio e già ministro della Salute nel terzo governo Berlusconi, il militare stigmatizza la censura e le strumentalizzazioni, sulle quali è proprio Storace a lanciare sarcasticamente il sasso citando il senatore di Azione: “Vannacci fa un’avvertenza in questo libro: ‘ Si consiglia la lettura a un pubblico adulto e maturo in grado di comprendere gli argomenti senza snaturarli’. Io l’ho mandata stamattina a Calenda“.
Esplodono le risate del pubblico e dello stesso Vannacci, che commenta: “Non dovrei avere più timori di strumentalizzazioni perché ne sono state fatte talmente tante sino a oggi che spero si siano esaurite. Comunque la ringrazio per aver mandato una missiva “alla persona”, spero che dopo che l’ha letta”.
“Dirà che non l’ha capita”, risponde Storace.
“Probabilmente”, rilancia Vannacci.

Altra lamentela del generale riguarda il trattamento riservatogli in tv: “Nel libro immagino la televisione come una corrida e io come il toro. Questo è lo stato d’animo che ho provato la prima volta che mi sono trovato in uno studio televisivo, in un ambiente che non conoscevo. Sapevo che mi recavo in un posto dove sicuramente qualcuno non mi voleva bene e non aspettava altro che mettermi sotto torchio. E quindi mi sono sentito un po’ come il toro che si appresta a entrare nell’arena. Io ho fatto il paragone con Cavaradossi della Tosca che si presenta di fronte al plotone di esecuzione. Peccato, però, che il risultato non fu quello che si aspettava”.

E sulla censura contemporanea aggiunge: “La censura è cambiata: una volta era fisica, perché mettevano il bavaglio e cancellavano con l’inchiostro quello che si era scritto. Oggi invece la censura è diventata morale e quindi si tende a denigrare la persona che deve parlare in modo tale che, anche se gli viene data la parola, le parole che esprime diventano inutili, perché la persona è stata in qualche modo esclusa. Gli si dà del putinista, del fascista, dell’omofobo“.

Parole di lodi, invece, per Silvio Berlusconi, definito nel libro ‘leader coraggiosissimo’: “Nei primi anni della sua vita è stato un po’ il Re Mida, perché qualsiasi cosa toccasse diventava oro: è stato un imprenditore di successo, ha messo su un impero cinematografico e televisivo impressionante, è stato presidente di una squadra sportiva, quindi ha avuto una vita sicuramente coronata dal successo. E ha avuto grandissimo coraggio perché dall’oggi al domani è sceso in politica come se nulla fosse. Ha messo su una realtà politica – continua – che per 20 anni ha caratterizzato la vita del nostro paese. Come uomo politico ha avuto le sue luci e le sue ombre, ma non voglio parlare di ombre perché non voglio criticare una persona che è recentemente scomparsa. Tra le luci c’è stata sicuramente la stretta di mano tra Putin e Bush a Pratica di Mare. Credo che mai l’Italia abbia avuto un’influenza internazionale così alta come in quei giorni“.

“E tra Biden e Trump chi sceglie?”, chiede Storace.
“Non voglio fare commenti sulle politiche dell’uno e dell’altro – risponde Vannacci – però mi sembra che uno abbia problemi fisici e l’altro forse è un pochettino più in forma. Mi limito a dire questo”.
“Non l’ha capito nessuno”, commenta Storace.
“La senilità di Biden mi sembra abbastanza evidente”, replica Vannacci.
Nel finale Storace chiude il cerchio, iniziato con elogi sperticati al libro (“Se io fossi un regista, ne farei un film intitolato Il soldato popolare), rivolgendo un appello al ministro della Difesa: “Spero che Crosetto legga questo libro e scopra che il generale Vannacci non è un pericoloso sovversivo“.

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