Tre spagnole, due tedesche, due inglesi e una francese: sembra una barzelletta, ma è il plotone dei quarti della Champions nei quali mancherà, e anche questo non è uno scherzo, una squadra italiana. Fuori dalla coppa più importante, i riflettori si spostano oggi su Milan, Atalanta, Roma e Fiorentina, sparpagliate tra Europa League e Conference: a loro il compito di non rendere tragicomico il bilancio internazionale del nostro calcio. Un brutto segnale in vista dell’europeo tedesco.

Siamo usciti male, con le ossa rotte e l’aggravante dell’ennesima sceneggiata triste di Aurelio De Laurentiis. Persino l’Uefa di Ceferin ha preso cappello e aperto un’inchiesta sul comportamento tenuto dal presidente del Napoli alla vigilia della gara di Barcellona, con lo scatto d’ira contro Sky e la manata all’operatore. Il vaso degli sproloqui di ADL è colmo da un pezzo, ma l’inesistenza di un corretto sistema di regole e l’ignavia della stragrande maggioranza dei giornalisti ha permesso al presidente del Napoli di alzare sempre il tiro. ADL fa il gradasso con i media, ma è il primo responsabile della disastrosa stagione del Napoli: mai visto, a memoria di calcio, un percorso di questo livello da parte di una squadra campione d’Italia.

La scelta di Spalletti di scappare è ora chiara anche a chi non vuol vedere. Da quel giorno ADL non ne ha azzeccata una: ha arruolato Garcia, ha richiamato Mazzarri, si è affidato a Calzona. Risultato: settimo posto in campionato, eliminato in Coppa Italia e tanti saluti alla Champions agli ottavi. Da Napoli vogliono fuggire in tanti e la ragione è comprensibile: saluterà Osimhen, potrebbe andarsene anche Kvaratskhelia, Zielinski si è già promesso all’Inter e chissà se finirà qui.

La Lazio, stritolata al ritorno dal Bayern dopo l’1-0 dell’andata, si è avvitata su se stessa dopo il secondo posto di un anno fa. Sarri si è dimesso, ma è rimasto lo staff, che a sua volta potrebbe salutare dopo la gara di Frosinone. L’unico dell’ultima gestione tecnica che potrebbe restare è Giovanni Martusciello, al quale Lotito avrebbe affidato il compito di chiudere la stagione con dignità e di giocarsi bene la chance della semifinale di Coppa Italia contro la Juventus. ADL, incontenibile, è riuscito persino a mettere bocca nelle questioni della Lazio, definendo Sarri un “perdente”. Colpo di scena, l’ennesimo: il Comandante era infatti indicato come possibile uomo della ripartenza del Napoli. ADL ha chiuso la sua divagazione sulla Lazio assolvendo in qualche modo Lotito dai suoi peccati – l’avarizia uno dei più celebri -: è questo il modo con cui fanno “sistema” i nostri signori del calcio. Signora mia, come siamo ridotti male.

L’eliminazione dell’Inter, che ha ammazzato il campionato e viaggia a +16, è una mezza sorpresa. Mezza, perché, in realtà, quando giochi contro l’Atletico Madrid di Simeone non puoi mollare un centimetro: il trionfo dei Colchoneros all’Anfield sul Liverpool campione in carica, l’11 marzo 2020, poche ore prima che il lockdown-Covid inghiottisse il calcio, è negli occhi di chi mastica la Champions. I nerazzurri hanno pagato gli errori di mira dell’andata, lo svarione di Pavard e la leggerezza in occasione del 2-1 dell’Atletico. Nei supplementari, l’Inter ha cercato il 2-2 e lo avrebbe meritato. I rigori hanno condannato Inzaghi, ma non è fatalità o questione di fortuna. L’Inter è stata disastrosa dal dischetto. Errori tecnici pesanti, ancora più considerata la statura internazionale di Lautaro – che diventerà il calciatore più pagato della serie A – e Sànchez.

C’è una spiegazione per tutto, basta andare a rivedere i penalty di questa partita: quando tiri di potenza, angolato e dal metro in su di altezza, è gol sicuro. Esistono persino studi in materia. Poi, certo, c’è la variabile impazzita, come il tiro scagliato da Lautaro oltre lo stadio Metropolitano. Non si sa dove sia atterrato il pallone, ma sappiamo che in Champions l’avventura italiana è finita. Tre spagnole (Real, Barcellona, Atletico), due inglesi (Manchester City, Arsenal), due tedesche (Bayern, Borussia Dortmund), una francese (PSG). Non è una barzelletta. E noi, come le stelle – cadenti – stiamo a guardare.

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