“O noi ce ne infischiamo di quella metà di elettori che non va più a votare e quindi gli proponiamo la sbobba dei primi anni 2000, cioè un finto centrodestra e un finto centrosinistra, che poi sono due facce della stessa medaglia, oppure gli consentiamo di votare qualcosa in cui si riconoscono. E l’unico modo è tornare al proporzionale“. Sono le parole pronunciate a Otto e mezzo (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che analizza il massiccio astensionismo nelle elezioni locali e politiche in Italia, non ultimo quello registrato nelle regionali sarde e abruzzesi.

Travaglio sottolinea: “Quel 48% che non ha votato né in Sardegna, né in Abruzzo lo recuperi, in parte, soltanto esaltando le differenze. La gente non vuole votare tra due ammucchiate, il bipolarismo è finito nel 2013. Dobbiamo prenderne atto. È inutile cercare di cambiare gli elettori. O ci rassegniamo al fatto che metà degli italiani non vada più a votare oppure dobbiamo porci una domanda: perché non vanno più a votare?“.

Il direttore del Fatto elenca le ragioni per cui molti italiani preferiscono non andare a votare e ha un confronto pepato con la conduttrice Lilli Gruber quando spiega la prima ragione dell’astensionismo: “Gli italiani non vanno a votare intanto perché vedono che loro votano e poi a un certo punto il presidente della Repubblica fa un governo tecnico e se ne infischia di quello che hanno votato”.
“Si chiama ‘Costituzione’, direttore”, insorge la giornalista di Repubblica Giovanna Vitale.
“Io non ho detto che è un golpe – ribatte Travaglio – Ho detto che è un incentivo a non votare”.
“Ma i partiti non si mettono d’accordo – replica Gruber – Non è che i governi tecnici sono nati così, per volere del presidente della Repubblica”.
“Va bene, non si può parlare male dei presidenti della Repubblica – commenta Travaglio – Io penso che i governi tecnici siano stati nefasti per la partecipazione popolare, perché hanno detto alla gente che il loro voto non conta niente”.
“Tutti i partiti hanno votato i governi tecnici”, rilancia Gruber.
“E hanno fatto malissimo – risponde il direttore del Fatto – Io non sono un partito e quindi sono libero di dire che i governi tecnici mi fanno schifo”.

Travaglio elenca le altre motivazioni dell’astensionismo elettorale: “Se non posso indicare sulla scheda elettorale la mia preferenza o il mio candidato, perché c’è il listino bloccato deciso dalla segreteria del partito, è un altro segnale del fatto che il mio voto non conta niente. La terza ragione – spiega – è che, se mi propongono due ammucchiate, per cui devo scegliere o tutta la destra insieme oppure l’ammucchiata di centrosinistra che va da Renzi a Fratoianni, io sono liberissimo di starmene a casa”.

E conclude: “Se fossi stato abruzzese, probabilmente avrei dovuto puntarmi una pistola alla tempia da solo per trascinarmi al voto e per andare a votare un candidato appoggiato da Renzi e Calenda, che stanno suggerendo porcherie sulla giustizia per peggiorare le porcherie di Nordio. Gli elettori sono diversi da come li immaginano i commentatori dei grandi giornali: sono delle persone che si ricordano le cose, sono anche dei cagacazzi. E io li capisco, loro certa sbobba non la vogliono più digerire“.

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