La Rai mette in vendita i propri immobili per far cassa e ripianare i debiti. Un’operazione che complessivamente comprenderebbe le sedi di Palazzo Labia a Venezia, di Corso Sempione a Milano, di corso Europa a Genova e di largo Alcide de Gasperi a Firenze. La cessione, se andrà in porto, avverrà ad un fondo di investimenti, che poi gestirà in proprio gli immobili, per realizzarvi attività recettive o direzionali. La notizia è rimbalzata dai comitati di redazione delle sedi regionali, che hanno ricevuto la comunicazione dai vertici aziendali. Torna così in auge un progetto che, per quanto riguarda il secentesco Palazzo Labia, nel sestiere di Cannaregio, prospiciente campo San Geremia, non era andato in porto una quindicina di anni fa, perché l’offerta di acquisto era poco più della metà dei circa 60 milioni di euro richiesti.

Nel mezzanino del palazzo veneziano – che ha quattro piani e una superficie complessiva di 7.500 metri quadrati – si è riunita “in via straordinaria” l’assemblea di redazione del Tgr Veneto. Ha “respinto con forza ogni ipotesi di vendita della sede” e spiegato come si stia “concretizzando in questi giorni il progetto di dismissione di una parte del patrimonio immobiliare aziendale, con la cessione di alcune sedi, tra cui quella di Venezia, la più preziosa”. I giornalisti però ammoniscono: “Non si svendono i gioielli di famiglia. Non è la prima occasione in cui il palazzo viene messo sul mercato, ma la novità è che stavolta fa parte di un unico pacchetto di immobili aziendali che raggruppa anche le sedi di Milano, Genova e Firenze, oltre ad alcune proprietà nella capitale. La sede veneziana però ha un prestigio e un valore storico e artistico che la rende unica nel patrimonio della Rai”.

Naturalmente la decisione è frutto della necessità di ripianare il deficit di bilancio della più importante azienda culturale e di comunicazione italiana. “Quanto comunicato dal comitato di redazione dopo la recente riunione con l’azienda, ci sgomenta e ci preoccupa – proseguono i giornalisti – Ci preoccupa come dipendenti, ma soprattutto come cittadini. Oltre ad essere l’ennesima iniziativa che rischia di impoverire ulteriormente la città, si corre il rischio concreto che un importante patrimonio culturale nazionale come quello rappresentato da Palazzo Labia e dal ciclo di affreschi di Giambattista Tiepolo possa finire in mani private, oggetto magari di speculazioni immobiliari”.

È partito così un appello alla mobilitazione di istituzioni politiche e culturali, personalità del mondo artistico e scientifico, nonché associazioni che difendono il patrimonio italiano e veneto, “per evitare la perdita di un bene così prezioso”. Al ministero della Cultura viene chiesto, infine, di far valere il proprio diritto di prelazione, vista l’importanza dei capolavori conservati. Il ciclo di affreschi del Tiepolo, nel Salone del Ballo, è dedicato alle storie di Antonio e Cleopatra. Si trova nel piano nobile, che da anni non è utilizzato. Negli altri piani si trovano la redazione, l’amministrazione e gli studi tecnici. In totale le persone che lavorano nel centro storico della Rai sono una sessantina. L’allarme riguarda anche il fatto che Venezia sta perdendo la presenza di sedi giornalistiche.

Da un paio d’anni Il Gazzettino ha chiuso la redazione in Bacino Orseolo, trasferendo i redattori nella sede di Mestre. Lo stesso ha fatto La Nuova Venezia, ma conta di ritornarvi quando sarà ultimata la ristrutturazione di un palazzo accanto alla stazione di Santa Lucia decisa dopo il passaggio dei sei giornali veneto-friulani ex Gedi al gruppo Nem (Nord Est Multimedia), composto da un gruppo di imprenditori, il cui regista è Enrico Marchi, presidente di Banca Finint e di Save, la società che gestisce l’aeroporto Marco Polo. Se la sede Rai perdesse il palazzo, vi sarebbe il trasferimento in terraferma. “Quando ho letto la notizia riguardante Palazzo Labia pensavo fosse un errore, invece sembra che prenda sempre più corpo. Stiamo parlando di un presidio identitario per noi e lavorativo per la Rai. È come vendere il Colosseo”, ha affermato il presidente del Veneto Luca Zaia. “Non voglio fare l’amministratore della Rai, perché non lo sono. Però piuttosto utilizziamo come spazio museale tutta la parte del palazzo che oggi non è usata, e riusciamo magari anche a finanziarci gran parte della gestione – ha concluso – Mi appello alla soprintendenza, la quale ha voce in capitolo”.

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