Cinema

Oscar 2024 – Cillian Murphy, da Tommy Shelby di Peaky Blinders a Oppenheimer. Una carriera politica e nel segno di Nolan

di Davide Turrini

Cillian o Chillian (Killian)? Comunque lo si pronunci (pensate al bagno di sangue quando gli americani pronunciano nomi e cognomi italiani) mister Murphy, 47 anni da Douglas, sobborgo di Cork (Irlanda), ha vinto l’Oscar della vita. Avesse mancato il bersaglio sarebbero stati guai. Eppure i tratti di J. Robert Oppenheimer nel film omonimo diretto da Christopher Nolan sembrano essere stati disegnati pensando direttamente a lui.

Mimetici nella segaligna silhouette fisica, scavati negli zigomi del viso, enigmatici in quello sguardo apparentemente perso nel presunto gioco di ombre e luci rutilanti dell’immaginazione di uno scienziato che con un pool tra pari creò la bomba atomica per la presidenza statunitense nel 1945. “Invenzione” che poi sostanzialmente ripudiò per le implicazione di distruzione e morte che il lancio di due ordigni nucleari su Hiroshima e Nagasaki provocarono. Freddezza e coscienza, insomma, addosso a quel prisma Murphy/Oppenheimer, sensazione tattile di inquietudine e dolore, di sicurezza e tradimento che il personaggio trasmette dal primo all’ultimo fotogramma di film. Un’interpretazione totale, ben poco di parola, più performativa a tutto tondo come la Hollywood del nuovo secolo richiede sempre più. ù

Non di certo una novità per un attore che ha fatto della plasticità e del plasmarsi all’occorrenza a personaggi estremi, ma mai stereotipati o scontati. Basti pensare alla cesellatura attorno al Tommy Shelby di Peaky Blinders, la serie di sei stagioni della BBC, con Murphy nei panni di un veterano della prima guerra mondiale di origine rom che diventa leader di una gang criminale a Birmingham. Coppola morbida sul capo, orologino da tasca che sbuca dal cappotto leggermente scostato, ma anche una determinazione inesausta e incontrollabile al crimine che conferma come questa capsula corporea apparentemente eterea possa celare inferno e paradiso, distruzione e pace, senza che un lembo della giacca si stropicci più del necessario.

Murphy pare fosse un predestinato della musica, anche se fu poi la solita scuola di recitazione teatrale al college a rubarlo alla carriera di presunta rockstar. In molti ricordano che quello strano, inquietante magnetismo ogni volta che entrava in una stanza o sul palco si percepisse anche quando aveva vent’anni. L’esordio riconosciuto dal pubblico al cinema è Disco Pigs nel 2001 dove l’attore riprende un personaggio già portato a teatro, il febbrile e distruttivo Pig che ha come unico motivo di vita la presenza al suo fianco di Runt (Elaine Cassidy).

Non ci vuole molto a capire che quell’acqua apparentemente cheta di Murphy può segnarti un film e lanciarlo lontano. Nel 2002 è protagonista robusto di un thriller post apocalittico come 28 giorni dopo di Danny Boyle e offre già quell’ambiguità di lettura del personaggio che sembra come essere sempre fuso e mescolato con una sorta di doppiezza malvagia. È nel 2005 però che Murphy esplode definitivamente: incontra proprio Nolan che gli offre la parte dello Spaventapasseri in Batman Begins, Wes Craven lo fa diventare un terribile stalker in Red eye; infine Neil Jordan gli concede il ruolo di una donna transgender in Breakfast in Pluto.

Capiamo così che il ragazzo può eccedere negli eccessi di cinema di genere senza generare penose macchiette, ma rimanendo solido e multi sfaccettato esempio di intensità interpretativa. Tempo un anno ed è un rivoltoso irlandese anti inglese in Il vento che accarezza l’erba di Ken Loach, Palma d’oro a Cannes. Poi ancora il sodalizio con Nolan prosegue sulle tracce di Batman per The dark knight, Inception e ancora Dunkirk.

Nel 2016 è ancora un partigiano antinazista che cerca di uccidere Heydrich nel film Missione Antrophoid. Forti le radici sovversive e nazionaliste di Murphy, non a caso durante il discorso di accettazione dell’Oscar ha parlato di “orgoglio irlandese”, e non banalmente europeo o occidentale, che gli ha permesso di essere lì su quel palco a vincere. Pochi i ruoli accomodanti nella sua carriera, molti quelli controversi e barricadieri, sempre connotati da una profonda presa di coscienza etico-politica. Murphy è sposato dal 2004 con la fidanzata di una vita, Yvonne McGuinness, al suo fianco anche a Los Angeles durante la premiazione; si è dichiarato più volte vegetariano e per Oppenheimer ha accettato il ruolo senza nemmeno leggere la sceneggiatura. Dei suoi occhi così incredibilmente azzurri quasi impossibili da fissare non abbiamo parlato, ma li avete avuti in mente fin dalla prima riga di questo pezzo. E non riuscirete a toglierveli di torno molto presto.

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