Dei 55 provvedimenti necessari per rendere operativa la manovra finanziaria per il 2024, ne mancano ancora 53. A fare il conto è l’Ansa che ha incrociato i dati del Servizio per il controllo parlamentare con quelli dell’esecutivo. Le misure ancora in stand by per l’assenza dei necessari provvedimenti attuativi, vanno dall’installazione delle colonnine per le chiamate di emergenza, alle modalità di accesso al credito d’imposta per gli investimenti nella Zes unica, fino all’atteso aggiornamento del regolamento per escludere dall’Isee i titoli di Stato.

I 55 decreti attuativi previsti dalla manovra di quest’anno sono il minor numero di provvedimenti previsti dalle leggi di bilancio della XVIII e della XIX legislatura, a conferma dell’impegno del governo a rendere subito efficaci le misure introdotte e immediatamente disponibili le risorse finanziarie stanziate. I dati dell’esecutivo mostrano infatti come la legge di bilancio per il 2024 stanzi oltre 29,5 miliardi, di cui 25,9 legati a misure auto applicative, praticamente l’88% del totale. I finanziamenti che rimandano a provvedimenti attuativi sono invece pari a 3,6 miliardi, ovvero il 12% del totale.

Quasi la metà dei 55 provvedimenti attuativi complessivamente previsti non è legata a stanziamenti, come nel caso dell’atto appena approvato per l’istituzione della Cabina di coordinamento delle politiche attive per la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici pubblici. Il secondo decreto adottato con la ripartizione del fondo per gli interventi del Giubileo 2025 porta invece con sé risorse per 608 milioni.

Guardando al pregresso, il monitoraggio della Camera evidenzia che della legge di bilancio 2023 risultano invece adottati 82 decreti attuativi, con altri 31 che restano ancora da approvare. Anche in questo caso, dall’insediamento del governo Meloni, si legge nel rapporto, “è continuata l’attività di smaltimento dello stock dei provvedimenti attuativi ereditati dagli esecutivi che si sono succeduti nella XVII e XVIII legislatura, affiancata dalla ordinaria attività di predisposizione di nuove iniziative legislative, condotta con l’intento di limitare il ricorso ad atti di natura secondaria, rendendo quanto più possibile autoapplicative le norme deliberate”.

Nel complesso, i provvedimenti ancora da adottare sono 336. Rispetto ai 316 calcolati dalla Camera a febbraio, 1 è stato approvato, ma una ventina di nuovi atti è stata aggiunta con l’ultimo decreto Pnrr del 2 marzo. Il dl dovrà essere esaminato dal Parlamento, e in fase di conversione, assicurano dall’esecutivo, si farà di tutto per renderlo maggiormente autoapplicativo.

Restano peraltro da adottare ulteriori 267 atti, di cui 227 riferibili ai sei governi che si sono succeduti nella XVII e XVIII legislatura e 40 derivanti da leggi di iniziativa parlamentare. Più in particolare, lo stock dei provvedimenti attuativi derivanti da atti di iniziativa governativa approvati nella XVIII legislatura ed ereditati dall’attuale governo al momento dell’insediamento era pari a 376 provvedimenti, di cui 21 riferibili al governo Conte I, 71 al governo Conte II e 284 al governo Draghi.

Lo stock si è ridotto di oltre il 50 per cento: l’attuale esecutivo ha infatti “smaltito” 190 provvedimenti attuativi. “Risultano pertanto ancora da adottare 186 atti di secondo livello (13 relativi al primo Governo, 47 al secondo e 126 al terzo)”, si legge nel monitoraggio.

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