Un killer silenzioso è letteralmente nell’aria, e sta mietendo costantemente migliaia e migliaia di vittime: il suo nome è “inquinamento atmosferico”. La Commissione europea ha calcolato che ogni anno circa 300mila persone in Europa muoiano prematuramente a causa sua, di cui 70mila solo in Italia, che si conferma maglia nera tra i Paesi del vecchio continente.

Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di decesso dovuto all’inquinamento dell’aria, con 9.000 morti all’anno in Italia per infarto e 12.000 per ictus cerebrale. Secondo le stime, ogni aumento di 10 μg/m3 di concentrazione di PM10 corrisponde ad un aumento dell’1% degli infarti. Seguono le patologie polmonari, con 7.000 italiani morti prematuramente all’anno per malattie respiratorie. Alcuni recenti studi pubblicati sulla rivista Neurology suggeriscono una correlazione tra inquinamento dell’aria e morbo di Alzheimer.

L’inquinamento atmosferico riduce l’aspettativa di vita di 14 mesi per chi vive al Nord, di 6,6 mesi per chi vive al Centro e di 5,7 mesi per chi vive al Sud e nelle isole. La pianura Padana (a causa della conformazione geografica, della densità di popolazione e della concentrazione di attività industriali) è una delle aree dove l’inquinamento dell’aria è peggiore, con oltre 89 morti ogni 100mila abitanti attribuibili agli inquinanti atmosferici.

Le linee guida dell’OMS prevedono:
– PM2.5: media annuale sotto i 5 μg/m³, e limite giornaliero di 15 μg/m³, con possibile sforamento per 3-4 giorni l’anno;
– PM10: media annuale sotto i 15 μg/m³ e limite giornaliero di 45 μg/m³, con possibile sforamento per 3-4 giorni l’anno.

A livello nazionale, invece, l’atto di riferimento è il decreto legislativo n. 155 del 2010, che recepisce la direttiva europea 2008/507CE e prevede:
– PM2.5: un limite di 25 μg/m³ alla media annuale;
– PM10: media annuale fino a 40 μg/m³, con limite di 50 μg/m³ per la media giornaliera (che può essere superato per un massimo di 35 volte in un anno).

(PM2.5)Il 97% della popolazione dell’Unione Europea residente in aree urbane è esposto a concentrazioni di particolato fine (PM2.5) superiori ai livelli limite stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Legambiente rileva nel report [Mal’aria di città] che i capoluoghi italiani con i valori medi più elevati sono Padova, Vicenza e Verona (32 µg/m3), Cremona e Venezia (31 µg/m3), Rovigo, Treviso, Torino, Cagliari, Brescia e Mantova (30 µg/m3). In queste ed altre città, ancorché entro le prescrizioni di legge, i valori sono ben oltre i limiti dell’OMS.

(PM10) – Legambiente, analizzando i dati relativi al 2023, ha rilevato che i limiti per le polveri sottili (PM10) sono stati sforati per 66 giornate a Torino, 63 a Treviso, 62 a Padova, Mantova e Venezia, 50 a Rovigo, Verona e Vicenza e per più di 40 a Milano, Asti, Cremona, Lodi, Brescia e Monza, cioè molte di più delle 35 annuali di sforamento concesse dal decreto e ben oltre i limiti dell’OMS. Qualche giorno fa (domenica 18 febbraio, per l’esattezza) si è registrata una concentrazione di PM10 superiore a 100μg/m3 a Milano, di 96 μg/m3 a Piacenza, 91 μg/m3 ad Asti, 87 μg/m3 a Brescia, 83 μg/m3 a Bergamo e 77 μg/m3 a Torino quando il limite fissato per legge è di 50μg/m3. Il dato di Milano è risultato peggiore di quello delle megalopoli più inquinate al mondo come Dacca (Bangladesh), Lahore (Pakistan) e Nuova Delhi (India).

Questo inquinamento deriva principalmente dagli allevamenti intensivi e dai riscaldamenti degli edifici. Con l’aumento delle temperature e la crescente siccità dovute alla crisi climatica in atto la situazione è destinata a peggiorare di anno in anno, contribuendo la mancanza di pioggia e un maggiore calore dell’atmosfera al peggioramento dell’inquinamento.

Questa strage sta continuando nella totale indifferenza del governo che non solo non ha preso nessuna contromisura per evitare tutte queste morti premature ma anzi, al contrario, si sta opponendo ad un restringimento della normativa a livello europeo e chiede che le ulteriori misure contro l’inquinamento dell’aria siano posticipate al 2040.

L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha stimato che la sovra-mortalità dovuta al Covid-19 è stata di 74mila morti nel 2020 e 63mila morti nel 2021. Se contro il virus si è ricorsi immediatamente alla chiusura del Paese, al blocco delle attività produttive, allo stato di emergenza e a decreti che imponevano misure restrittive perché contro l’epidemia di morti da inquinamento atmosferico che miete ogni anno un analogo numero di vittime in Italia non si sta facendo assolutamente nulla?

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