Scontro durissimo a L’aria che tira (La7) tra il direttore di Domani, Emiliano Fittipaldi, e il deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, sull’inchiesta della procura di Perugia in merito ai presunti accessi abusivi e sulle indagini a carico di alcuni giornalisti di Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, che hanno pubblicato inchieste sul ministro della Difesa Guido Crosetto.
Mollicone prima invoca la tutela della privacy citando Carlo Nordio, poi difende il finanziere indagato Pasquale Striano e parte lancia in resta contro Fittipaldi: “Lei ha pubblicato notizie che non avevano nessuna cornice giudiziaria preesistente”.
“Ma noi facciamo i giornalisti, mica facciamo i giudici”, commenta sorridendo il direttore di Domani.
“No, avete trasformato il vostro giornale in un tribunale – ribatte il meloniano, puntando il dito verso la telecamera – Vi siete basati su iniziative indiziarie che non erano ancora notizie di reato”.
Si plachi, Mollicone – ironizza Fittipaldi – Stia tranquillo. Io non faccio il giudice, ma il giornalista e pubblico notizie interessanti“.

Mollicone replica, facendo spola tra il ‘tu’ e il ‘lei’: “No, tu fai il giudice. E poi mi descriva il significato di ‘interessante'”.
Fittipaldi spiega: “Io ho pubblicato un’inchiesta sui soldi che Crosetto prendeva da Leonardo: prendeva un milione di euro l’anno e poi si è messo a fare il ministro della Difesa. È interessante o no? Sì, infatti si è parlato di questa inchiesta per 2 mesi”.
“E quindi? – ripete Mollicone – C’era un’inchiesta giudiziaria o no? Avete spacciato delle veline senza controllare l’accesso ufficiale al sistema informatico”.
Fittipaldi scoppia a ridere e risponde: “Ma cosa sta dicendo? Quali veline? Questo comunque è pericoloso”.
“Pericoloso lo dice a chi? – insorge Mollicone – Io sono un parlamentare”.
“Lo dico a lei – replica Fittipaldi – Il suo ragionamento è pericoloso perché limita la libertà di stampa ed è il potere che vuole dire ai giornalisti cosa devono pubblicare e cosa no. Questo è inaccettabile. Voi invece dovete vedere se le notizie pubblicate sono vere o no. Se le notizie sono vere, il giornalista ha il diritto e il dovere di pubblicarle. Basta, non ci sono discussioni di questo genere nei paesi civili e normali, non si fa questa cagnara“.

“C’è la privacy – insiste Mollicone – Ma quale cagnara?”.
I politici non hanno diritto alla privacy come i cittadini normali“, ribatte Fittipaldi.
“Voi avete pubblicato notizie che non avevano nessun interesse giudiziario”, ripete ancora Mollicone.
“Ma che me ne frega? – risponde Fittipaldi – Non faccio il giudice”.
“Non c’è interesse pubblico in quelle notizie – rilancia il deputato – Lei col suo giornale ha pubblicato delle veline di atti privati che non avevano nessuna cornice giudiziaria e infatti Crosetto e tutti quelli coinvolti sono parte lesa”.
“Ma quali veline? – replica il giornalista – Cosa sta dicendo? Crosetto avrebbe dovuto pubblicare sul sito i dati del suo reddito la settimana successiva alla nomina alla Difesa. Un ministro deve pubblicare i dati sul proprio reddito, non sono dati sensibili. Voi politici avete il dovere di pubblicare i dati sui vostri stipendi. Mollicone, lei non sa di che parla. Lei è un turista del giornalismo“.
Ma Mollicone non demorde: “Lei è in grave difficoltà, perché l’inchiesta è sugli accessi abusivi al sistema informatico. Voi avete contribuito a divulgare dati sensibili senza nessuna inchiesta giudiziaria”.
“Ma quale difficoltà? – chiosa Fittipaldi – Mica abbiamo fatto noi l’accesso abusivo, non siamo hacker. E comunque il giornalismo non funziona come dice lei”.

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