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“Come Oliver Stone è diventato un regista di propaganda per dittatori”, l’accusa di Der Spiegel al regista tre volte premio Oscar

di F. Q.

“Come Oliver Stone è diventato un regista di propaganda per dittatori”. È l’inquietante titolo di Der Spiegel, prestigiosa testata tedesca, che accusa il regista con un articolo firmato da cinque giornalisti di esserci avvicinato a figure politiche discutibili se non veri e proprio dittatori o presidenti controversi non per ammirazione, stima o “amore” ma solo per soldi. L’antiamericanismo del regista premio Oscar è noto, la lettura degli eventi della storia statunitensi è sempre stata anti mainstream. Tra le sue interviste quella a Fidel Castro, ma sono gli incontri con il presidente Vladimir Putin, tra il 2015 e il 2017, e altri a essere finiti nel mirino dei reporter anche di Standard e Vlast.

Stando all’inchiesta giornalistica Stone e il suo partner in affari, il regista di origine ucraina Igor Lobatonok, avrebbero offerto ai presidenti di girare documentari con il marchio del regista americano, ovviamente dietro pagamento. Tra i nomi per i quali i due soci avrebbero preparato delle offerte-pilota per girare un film il presidente bielorusso Alexsander Lukascenko, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello azero Ilham Alijev. Secondo Spiegel, solo nel caso della marionetta del Cremlino Lukashenko il regista americano avrebbe avuto qualche riserva. E nel frattempo uno di questi film agiografici mascherati da documentari è già stato prodotto: Qazaq. History of the Man illustra le gesta dell’ex dittatore kazako Nursultan Nazarbaev. Il documentario – in cui non si accenna alle violazioni dei diritti civili – è stato poi diffuso in due versioni: un film e una miniserie.

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