di Leonardo Botta

Sono stato qualche anno fa in visita nella splendida L’Aquila, una città che si sta fieramente e laboriosamente risollevando dopo il disastroso terremoto del 2009 che provocò 309 vittime e 1600 feriti, oltre a ingenti danni al patrimonio edilizio. Ho ancora negli occhi le immagini della Casa dello Studente crollata sotto i colpi delle onde sismiche, che da dimora di speranzosi ragazzi venuti nel capoluogo abruzzese per garantirsi un futuro professionale si tramutò nella loro bara.

Sono rimasto sconcertato leggendo un articolo dal quale ho appreso che dal progetto della scuola per l’infanzia Pettino-Vetoio sarebbero stati eliminati gli isolatori sismici; per i non addetti ai lavori, si tratta di dispositivi che fanno da ‘cuscinetto’ tra il terreno e le fondazioni di un edificio (soprattutto di quelli pubblici e strategici) proteggendo la struttura dagli effetti del sisma (in pratica consentono al fabbricato, oltre che di salvaguardare la vita degli occupanti, di restare in ‘campo elastico’ grazie a un più ampio ‘periodo di oscillazione’, subendo pochi o nessun danno in seguito a un eventuale sisma).

L’articolo riporta la denuncia del progettista strutturale dell’opera, ingegner Antonello Salvatori, docente dell’Università de L’Aquila, che già nel 2022 riferiva di una modifica al progetto (successivamente all’approvazione e validazione del definitivo) nella fase esecutiva di realizzazione del manufatto affidata alla ditta aggiudicataria mediante procedura di ‘appalto integrato’. In buona sostanza, la stazione appaltante aquilana e il sindaco (nel suo ruolo di commissario per le scuole) avrebbero accettato la cosiddetta offerta economicamente più vantaggiosa proposta dall’impresa che si è aggiudicata i lavori proponendo l’eliminazione degli isolatori sismici in cambio, da ciò che leggo, di migliorie agli infissi.

Sono un po’ arrugginito riguardo alle procedure di gara nella Pubblica Amministrazione previste dal Codice dei Contratti, ma ritengo che a ratificare l’approvazione delle modifiche nell’offerta per questo progetto siano stati, oltre al sindaco-commissario, anche la Commissione esaminatrice di gara e il Responsabile Unico del Procedimento (che, a differenza del sindaco, sono tecnici!). Sta di fatto che, a seguito di tali variazioni, l’edificio passerebbe (stando alla denuncia del prof. Salvatori) dalla classe di rischio sismico A alla B.

Sia chiaro: il progetto strutturale della scuola resta (ci mancherebbe altro!) conforme alle stringenti normative sismiche vigenti nel nostro paese (le quali subirono un doveroso upgrade, a tutela della sicurezza dei cittadini, proprio in seguito alla straziante tragedia nella scuola di San Giuliano a causa del sisma del 2002, che stroncò impietosamente la vita di 37 dei 58 bambini presenti e di una maestra – episodio che condusse alla definitiva introduzione delle Norme Sismiche per il Calcolo Strutturale NTC2008). Tali norme non impongono, per ora, la presenza degli isolatori sismici e l’edificio scolastico sarà comunque ‘adeguatamente sicuro’ riguardo all’incolumità delle persone, grandi e piccine, che vi trascorreranno metà della loro giornata. Sarà però un po’ ‘meno sicuro’; tutto questo in cambio di una maggior efficienza energetica dell’edificio (voglio augurarmi che le migliorie agli infissi non siano di natura meramente estetica!).

Sorvolando su pur fondamentali aspetti procedurali (è lecito, ai sensi della normativa sugli appalti, apportare al progetto di un’opera pubblica modifiche che riguardino ciò che certamente non è un dettaglio, come il sistema di fondazioni sismicamente isolato? Spero che qualche collega più esperto di me possa aiutarmi a comprendere), mi rimane in testa l’amara sensazione che in Italia non siano poi così lontani i tempi in cui qualche impresa edile e qualche professionista ‘creativi’ proponevano al committente di eliminare un pilastro dal salotto per farci entrare il tavolo da biliardo: “Tanto, con quelli che restano, la casa sta tranquillamente in piedi!”.

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