Musica

Renato Zero riparte in tour: “Niente pensione, a 73 anni suonati mi permetto ancora qualche passetto di danza. A casa ci sto malvolentieri, preferisco il camerino”

L'artista ha dato il via ieri sera al tour al Nelson Mandela Forum di Firenze con sei date (si replica stasera e il 5, 6, 9 e 10 marzo) per poi spostarsi nella sua Roma al Palazzetto dello Sport per otto date (13, 14, 16, 17, 29, 21, 23 e 24 marzo)

di Andrea Conti

Oltre 50 anni di carriera e mai fermo. Mente sempre accesa, voglia di scrivere e far musica e soprattutto di andare in tour. Dopo aver pubblicato l’album “Autoritratto” lo scorso dicembre, Renato Zero ha dato il via ieri sera al tour al Nelson Mandela Forum di Firenze con sei date (si replica stasera e il 5, 6, 9 e 10 marzo) per poi spostarsi nella sua Roma al Palazzetto dello Sport per otto date (13, 14, 16, 17, 29, 21, 23 e 24 marzo). Annunciati poi due eventi speciali estivi il 14 giugno all’Arena della Vittoria di Bari e il 21 giugno in Piazza del Plebiscito a Roma.

“Per me è un altro battesimo a distanza di oltre 50 anni – ha dichiarato Zero -. Questo palco si presenta definitivamente come la mia seconda casa ed è una frequentazione che difficilmente non mi crea il pathos perché ho vissuto più il palco che lo studio di registrazione. A casa ci sto malvolentieri preferisco il camerino e col mio pubblico ci conosciamo molto bene. Insomma siamo qui proprio a stabilire che noi non vogliamo andare in pensione. A 73 anni suonati io mi permetto ancora magari qualche passetto di danza, mi permetto ancora di fammi mancare il fiato”.

“Questo spettacolo è forse più minimale degli altri, – ha rivelato Renato – ma non lo è perché vi offrirò meno, ma perché ragionevolmente la sintesi fa parte del processo di maturazione di un uomo e di un artista finché abbiamo voce per parlare. E si torna sempre lì a parlare delle piazze. Si fa un gran parlare ma le azioni dove stanno? C’è a chi piace tanto la retorica, ma fino a un certo punto perché noi vogliamo essere anche in grado di poterci fidare, di poter mettere il naso fuori di casa. Vogliamo avere una piazza che è il tabernacolo, il confessionale di un Paese, di un popolo. Ci siamo scesi in piazza, in tempi non sospetti, per cose molto più leggere di quelle che stiamo vivendo. Allora non capisco perché oggi non si possa pretendere di riutilizzare questi spazi che si chiamano Piazza del Popolo, Piazza Risorgimento, sono tutti i nomi che gridano, che urlano, che vogliono soddisfazione, vogliono vedere la gente insieme, vogliono vedere il ricco con il povero, il democristiano con il rosso. Renato è con voi, se mi gira ce vado pure io, cioè nel senso che non è che io me ne sto sull’Himalaia e dico ‘belli, come state? Sentite freddo?’. Nella musica, nelle mie esternazioni, sono stato in piazza tante di quelle volte… Con la mia rivoluzione, con tanti brani di libertà. Ci sono pagine mie che manifestano proprio questa mia volontà di non tacere, di essere sempre attivo nella determinazione di volere”.

Un ritratto sociale – realistico e veritiero – che non lascia scampo: “Stiamo perdendo di vista la comunicazione, l’abbraccio, la fiducia in quello che ci abita di fronte, la conoscenza dei figli degli altri che fanno paio con i nostri figli cercando di rendergli il futuro un po’ più morbido e soave. Penso che i giovani di oggi, in fondo, vogliono essere colti, vogliono impossessarsi della cultura, vogliono avere la possibilità di smentire questo stato comatoso di ignoranza che imperversa in questo Paese. È come se qualcuno non ci volesse colti per una serie di motivi… Uno tra tutti che se la gente è scema tu fai quello che cazzo ti pare. Loro pensano ‘tanto questi non capiscono nulla’. Quando si arriva alla mia età se tu mi vuoi vendere un aspirapolvere che non succhia, io te lo compro pure per prenderti per il culo però. Ma a vent’anni non mi devi vendere il bluff”.

E su Sangiovanni che ha deciso di ritirarsi per curare la salute mentale, Zero spiega che “è un gesto di grande talento. Questo ragazzo ha avuto il coraggio di togliersi dal banchetto, di non banchettare più e di dire ‘grazie, va bene così’, di prendersi i suoi tempi. Magari tornerà, o forse no, però è una decisione che gli fa onore. Fa onore all’artista, alla persona, fa onore soprattutto a un giovane… Che poi si dice che i giovani sono leggeri, gli piace il casino, gli piace qualsiasi cosa. Invece, in questo caso, abbiamo un esempio concreto di come un giovane possa aver talento nell’analizzarsi e analizzare la propria professione e di prendersi dei tempi per valutare se continuare oppure prendere un ‘altra strada”.

Infine Renato Zero ha un concetto diverso dal ritiro dalle scene annunciato da Baglioni che, invece, lo farà tra mille giorni. “Ma non parliamo di una moneta che deve essere testa o croce, non possiamo inventarci altre soluzioni. – ha dichiarato il cantautore romano – La cosa più elegante, per quello che mi riguarda, sarebbe scendere dal palco, in una ipotetica data come il 24 febbraio 2027 o 2028, salutare il macchinista, l’elettricista, dire ‘ciao, è stato bello eh, una bella tournée e ci siamo divertiti, Renatino non c’è più’. Pensa allo stupore della gente se lasci questa fotografia. Questa favola qui deve avere un finale leggero”.

Foto di Simone Cecchetti

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