Gli Stati Uniti hanno effettuato i primi lanci aerei di aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza, dove la popolazione è allo stremo e fatica a mettere insieme un pasto al giorno. Dopo l’annuncio di Joe Biden, fatto durante l’incontro con Giorgia Meloni, gli aerei militari Usa hanno lanciato circa 38mila pasti sulla Striscia. 3 velivoli dell’Air Forces Central, dei cargo C-130, hanno sganciato 66 pacchi su bancali contenenti circa 38mila pasti alle 8.30 di ieri 2 marzo, orario della costa est degli Stati Uniti, le 14.30 in Italia. Un lancio che arriva a due giorni di distanza dalla strage di civili palestinesi durante la consegna di aiuti alimentari a Gaza City e dovrebbe essere il primo di una serie di consegne di aiuti lanciati da aerei. Questo tipo di aiuti verrà coordinato con la Giordania, che ha anche effettuato lanci aerei per consegnare cibo a Gaza. L’aereo cargo C-130 è un jet militare ampiamente utilizzato per portare aiuti in luoghi remoti grazie alla sua capacità di atterrare in ambienti difficili e alla sua capacità di carico.

Si tratta però di una goccia nel deserto. La quantità di cibo, medicinali e beni essenziali necessaria per alleviare le sofferenze della popolazione è enorme. Anche per questo, la scelta di Biden di utilizzare i velivoli militari è stata criticata da diverse ong. “La decisione degli Stati Uniti di fornire aiuti umanitari tramite lanci aerei è assolutamente incomprensibile: non ha alcun senso e non è abbastanza” ha detto a Nbc News la consulente senior per la risposta alle crisi di Amnesty International, l’italiana Donatella Rovera. “I lanci aerei sono solo l’ultima risorsa in situazioni in cui è impossibile fornire aiuti via strada, via mare o con qualsiasi altro mezzo concordato”, sottolinea la Rovera affermando che il problema risiede nel fatto che gli Usa “non sono in grado di raccogliere la volontà politica” per fornire aiuti nell’enclave palestinese in modo più efficiente. “Il fatto è che l’amministrazione statunitense ha un’enorme influenza su Israele: l’unica ragione per cui gli aiuti umanitari non arrivano con i mezzi normali è perché le autorità israeliane dicono di no”, secondo la consulente di Amnesty.

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