Giorgia Meloni continua ad attaccare frontalmente il Superbonus. Ma per farlo continua a fornire ai cittadini interpretazioni inesatte o numeri falsi. È successo l’ultima volta mercoledì sera, quando la premier – intervistata a Tg2 Post – ha sostenuto che con il generoso bonus edilizio istituito durante l’emergenza pandemica dal Conte 2 e poi prorogato con il benestare di tutte le forze politiche (compresa FdI) “sono stati ristrutturati anche 6 castelli privati per il costo totale di 1 miliardo“. Pari a “tutto quello che nella legge di bilancio 2024 abbiamo potuto spendere con il pacchetto famiglia per aiutare le mamme e incentivare la nascita dei figli”, ha lamentato. Ma la cifra che ha citato è gonfiata. Addirittura di tre zeri.

Come attesta l’ultima delle tabelle Enea che aggiornano di mese in mese il conto delle minori entrate per lo stato causate dall’incentivo (a fianco), i castelli ristrutturati – si tratta non di abitazioni private ma esclusivamente di dimore storiche aperte al pubblico e con un biglietto di ingresso – sono stati in realtà 8, ma quel che più conta è che l’investimento ammesso a detrazione non è affatto di un miliardo. Bensì di 1 milione e 68mila euro. Qualcuno nello staff di Chigi ha evidentemente letto male il dato. Questo volendo escludere che l’errore marchiano sia stato volontario, mirato ad alimentare le polemiche contro la misura. Che ha contribuito alla ripresa economica post Covid ma ha consentito di riqualificare solo una minuscola parte del patrimonio edilizio e peserà per lungo tempo sulla massa del debito pubblico italiano.

Di certo, per discutere seriamente sull’impatto degli interventi finanziati per quella via occorre partire da dati solidi. Meloni anche in questa occasione non ha contribuito, visto che ha sbagliato di decine di miliardi anche la quantificazione del valore totale delle detrazioni da Superbonus. Parlando di “misura irresponsabile“, ha detto che “c’è un buco da 160 miliardi nel bilancio dello Stato”. Faceva riferimento a una tabella del Mef (vedi sotto) portata lo scorso autunno in commissione Finanze, in risposta a un’interrogazione di Emiliano Fenu, dalla sottosegretaria Lucia Albano. Ma, stando a quel documento, i 160 miliardi citati dalla leader di Fratelli d’Italia sono il totale delle cessioni e sconti in fattura relativi a tutti i bonus edilizi, compresi il bonus facciate del 90% e le normali detrazioni preesistenti (ecobonus e sismabonus) che vanno dal 50 al 65%. Considerando solo il Superbonus 110%, la cifra al 14 novembre era di 105,9 miliardi. I dati Enea, aggiornati al 31 gennaio, arrivano a 107,3 miliardi.

Nonostante la posizione della presidente del Consiglio, gli alleati di Forza Italia hanno chiesto fino all’ultimo che lo sgravio fosse ulteriormente prolungato. Alla fine è stato confermato il taglio dell’aliquota al 70%. Gli azzurri hanno ottenuto la salvaguardia dei lavori certificati entro il 31 dicembre 2023 e un contributo per coprire almeno una parte della differenza tra vecchia e nuova detrazione riservato a chi ha un quoziente familiare sotto i 15mila euro. Il fondo che dovrebbe garantirlo è però quasi vuoto.

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