In questi mesi più che mai, dopo due anni di guerra, Volodymyr Zelensky sa che senza l’unità del cosiddetto fronte occidentale l’Ucraina rischia di cedere sotto la pressione dell’esercito russo. Sul campo i soldati di Kiev continuano a perdere avamposti, seppur ancora di piccole dimensioni, le armi tardano ad arrivare e a ovest, in Europa ma soprattutto negli Stati Uniti, il sostegno incondizionato alla causa di Kiev sembra sempre meno deciso. È in questo contesto che domenica il presidente ucraino ha lanciato un messaggio proprio a questi Paesi, a quelli che reputa più vicini a sé, affinché la “propaganda russa” non li contamini irrimediabilmente. E lo ha fatto riferendosi nello specifico all’Italia: “Meloni è dalla nostra parte, sono molto grato alla vostra premier e sono felice dell’accordo che abbiamo siglato ieri, ma ci sono molti pro-Putin in Italia e prima di tutto dovreste cancellare loro i visti. Anche questa è un’arma. Vedete cosa succede quando i russi si trovano in un Paese, vedete la guerra in Ucraina, per questo credo che dovreste mandarli via”.

Le sue parole sono arrivate all’improvviso e certamente hanno spiazzato anche i governi amici, non solo gli osservatori. Non è chiaro a quali soggetti o entità Zelensky si riferisse, probabilmente a persone di nazionalità russa, dato che parla di visti da cancellare. Ma chiarimenti, stando a quanto dice, arriveranno a breve, dato che il governo sta “preparando una lista, ma non solo riguardo all’Italia, sui propagandisti russi. È una lunga lista e vogliamo presentarla alla Commissione europea, al Parlamento europeo, ai leader dell’Ue e degli Stati Uniti. Sono propagandisti e società vicine alla Russia che cercano di aggirare le sanzioni“. E proprio a Bruxelles, il capo dello Stato ucraino invia intanto una lamentela: “Dei milioni di proiettili che l’Unione europea ci ha promesso, purtroppo non è arrivato il 50%, ma il 30%“.

Le dichiarazioni vanno inserite però nel contesto odierno che parla di un Paese, il suo, in difficoltà dal punto di vista militare e sempre più dipendente da aiuti che fanno sempre più fatica a essere giustificati all’interno dei vari Paesi. Nel corso del recente G7 tenutosi in videoconferenza, con la presenza di Meloni, von der Leyen e De Croo a Kiev, la presidente della Commissione Ue ha ribadito che dovrà essere l’Ucraina a decidere quale è una pace giusta, ma nei fatti sia Usa che Ue hanno difficoltà a trovare unità negli aiuti da fornire per permettere a Kiev di mantenere una posizione così intransigente. Lo sa anche Zelensky, tanto che nella stessa conferenza stampa non ha nascosto che come ucraini “vivremo momenti difficili nei prossimi mesi. Dovremo affrontare varie ondate di pressione politica, finanziaria”. Sul piano interno, “questo è il momento più difficile per la nostra unità e se cadremo tutti a pezzi, dall’esterno e Dio non voglia dall’interno, allora questo sarà il momento più debole”. E si è detto consapevole del fatto che le ”elezioni americane saranno un punto di svolta”.

Donald Trump è infatti il grande spettro che si aggira nelle sale del Mariinskij. I Repubblicani stanno già ostacolando l’approvazione di nuovi aiuti a Kiev e, in caso di un ritorno del tycoon alla Casa Bianca, il flusso di denaro e armi potrebbe interrompersi bruscamente. Alle Presidenziali americane manca poco meno di un anno, Zelensky vede le lancette scorrere e punta tutto sull’unità del fronte amico. Anche chiedendo un giro di vite su quelli che lui reputa essere i filo-putiniani d’Europa.

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