Si chiude, senza aggiungere nulla a quanto già noto, l’indagine della Danimarca sul sabotaggio del gasdotto sottomarino Nord Stream avvenuto nel settembre 2022. L’indagine asserisce che l’infrastruttura, che collega le coste russe con quelle tedesche correndo sotto il mar Baltico, quindi anche nelle acque danesi, è stata intenzionalmente sabotata ma aggiunge che non ci sono i presupposti per aprire un’inchiesta penale e individuare i responsabili. Inizialmente il dito era stato puntato contro Mosca ma le successive valutazioni e rivelazioni, spesso frutto di inchieste giornalistiche, hanno fatto di Kiev il principale indiziato. Un’analoga indagine è stata chiusa in Svezia mentre è tuttora in corso in Germania. Dalle indagini della procura tedesca, è emerso che vennero trovate tracce di esplosivo militare a bordo di uno yatch, l’Andromeda, partito settimane prima del sabotaggio dal porto tedesco di Rostock e poi attraccato sull’isola danese di Christianso, non lontano dal luogo in cui il Nord Stream è stato danneggiato.

Il vascello, acquistato da una compagnia polacca ombra proprietà di due ucraini, sarebbe stato usato come base per le immersioni di subacquei esperti che avrebbero piazzato l’esplosivo sul fondo. Alle sei persone a bordo – cinque uomini e una donna con falsi passaporti bulgari e romeni – si sarebbero aggiunti altri due uomini non ancora identificati, che si ritiene siano ucraini originari di Kiev e Odessa, almeno uno con esperienza militare. “Sulla base delle indagini, possiamo concludere che il sabotaggio sia stato intenzionale”, ha riferito oggi la polizia danese annunciando la chiusura del caso: “Del resto però, non ci sono le condizioni per aprire una inchiesta penale in Danimarca”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito “assurda” la decisione della Danimarca.

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