Il Viminale si dice “disponibile anche all’analisi autocritica” su quanto avvenuto venerdì a Pisa, dove i poliziotti hanno manganellato decine di studenti che partecipavano a un corteo pro-Palestina. Ma gli scontri restano “casi isolati” e non c’è stato “alcun cambio di strategia” nella gestione dell’ordine pubblico. Due motivi per i quali il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ribadisce la “massima fiducia di tutto il governo” nei confronti della polizia.

“Nessuna sottovalutazione ma un atteggiamento responsabile e disponibile anche all’analisi autocritica, come sempre avvenuto e come chiarito fin dal giorno degli incidenti”, ha detto il ministro durante la riunione con i vertici delle organizzazioni sindacali confederali, facendo presente che, a suo avviso, “siamo di fronte solo a casi isolati in corso di valutazione” e assicurando che “non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo della gestione dell’ordine pubblico”.

Peraltro, è stato ricordato che “negli scorsi anni sono avvenuti accadimenti analoghi con incidenti ancor più gravi”. Anche per questo Pianteodosi ha definito “inaccettabili, perché false e strumentali, le polemiche” sollevate contro il governo “con l’obiettivo di accreditare nell’opinione pubblica la narrazione di una presunta strategia tesa a impedire la libera manifestazione del pensiero”. La finalità? “Di natura politico-elettorale”, secondo il ministro dell’Interno.

Quindi ha espresso “massima fiducia di tutto il governo nei confronti delle forze di polizia” aggiungendo che gli agenti sono “servitori dello Stato e lavoratori che svolgono un ruolo fondamentale a presidio della sicurezza e della legalità”. Nessun cambio di linea quindi rispetto alle posizioni espresse negli scorsi giorni, anche dopo il fermo richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha sottolineato pubblicamente come l’uso dei manganelli contro i giovani è un “fallimento”.

Piantedosi è tornato a ribadire di “condividere pienamente le parole del presidente”, anche riguardo all’altro richiamo precedente del Colle contro la “intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese”, che Mattarella aveva citato giovedì in riferimento a quanto avvenuto la scorsa settimana con il manichino della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, bruciato durante un corteo.

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