Aveva scritto una lunga lettera a istituzioni e politici per spiegare che è un diritto poter scegliere. Un diritto che gli era stato riconosciuto dopo una lunga battaglia nell’ottobre 2022. Stefano Gheller, 51enne che aveva scritto anche al Papa per chiedere aiuto, è morto nel pomeriggio all’ospedale di Bassano (Vicenza), dopo alcuni giorni di ricovero per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute: era affetto da una grave forma di distrofia muscolare. Era stato la prima persona ad ottenere l’autorizzazione al suicidio assistito dalla sanità del Veneto, dove lo scorso mese la legge sul fine vita non è passata per un voto. A differenza di altri ammalati non aveva chiesto di poter morire subito dopo l’autorizzazione, a dimostrazione di quell’amore per la vita che dichiarava ogni volta che poteva. “Non ho alcuna paura della morte – aveva detto qualche tempo fa – ma della sofferenza che la precede”.

Zaia: “Un grande sostenitore della libertà” – Abbiamo sperato fino all’ultimo che Stefano potesse veder migliorare le proprie condizioni fisiche. Ho seguito quotidianamente l’evoluzione della sua malattia, tramite il direttore generale Bramezza e la direzione dell’ospedale di Bassano. La notizia della scomparsa mi ha lasciato sgomento – dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia – Sapevo che le condizioni erano critiche ma l’epilogo è stato davvero repentino. Se ne va un’icona dei diritti civili, e delle battaglie per i diritti civili. Ho conosciuto Stefano dopo la famosa domanda per il suicidio assistito, che volle presentare e che ottenne dopo l’iter amministrativo portato avanti. Ma ricordiamoci che Stefano aveva anche già sottoscritto le sue Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, quindi il suo testamento biologico. Una volontà che è stata rispettata in questa fase ultima della sua vita. Stefano – prosegue Zaia- ci ha lasciati fisicamente, ma non se ne va, non solo come ricordo ma anche per le azioni che ha voluto portare avanti col suo impegno. Debbo dire che è stato sempre un grande sostenitore delle libertà. È stato una persona che ha amato la vita. Ricordo quando nel nostro primo incontro mi ha parlato di investire risorse per creare in Veneto le spiagge per disabili gravi. Ed anche quando gli ho dato una mano per cambiare l’auto con la quale amava muoversi, in una costante ricerca di conoscenza e libertà. Stefano era un ragazzo intelligentissimo, che io non dimenticherò mai”.

L’uomo soffriva di una grave forma di distrofia muscolare facio-scapolo-omerale che aveva ereditato dalla madre. Ai giornalisti e allo stesso presidente del Veneto Luca Zaia aveva sempre detto di non voler morire, ma di voler decidere quando lasciare la vita nel momento in cui il dolore fosse diventato insopportabile. L’uomo, residente a Cassola (Vicenza), era attaccato al ventilatore da tantissimi anni. Il 13 ottobre 2022 aveva ottenuto dall’Azienda sanitaria Pedemontana la possibilità di accedere al suicidio assistito. “La notizia che potrò porre fine alla mia esistenza quando la sofferenza diventerà insopportabile – aveva ripetuto – mi ha fatto amare ancora di più la vita“.

Gheller: “Vivo su una sedia a rotelle da quando avevo 15 anni” – Certo è che l’idea della morte era sempre presente nella sua vita. “Ci penso tutti i giorni… Può sembrare angosciante, ma devo dire che l’idea non mi terrorizza più di tanto. Immagino che probabilmente mi sentirò sollevato all’idea di non fare più così tanta fatica. E non avrò rimpianti. Mi dispiacerà soltanto di lasciare mia sorella, perché anche lei è malata e soffre quanto soffro io” aveva dichiarato l’uomo. “Non desidero morire in questo istante, ma voglio avere il diritto di farlo appena sentirò che è arrivato il momento. La richiesta serve a questo: a fare in modo che tutto sia pronto e nessuno abbia modo di impedirmi di andare fino in fondo. In queste condizioni è sempre più difficile andare avanti. Vivo su una sedia a rotelle da quando avevo 15 anni, sono attaccato a un respiratore 24 ore su 24. Quando la mattina mi sveglio, so che potrei morire soffocato dal cibo o da un sorso d’acqua” le sue parole nel 2022.

L’associazione Coscioni: “Grati a Stefano” – “Ci uniamo al dolore della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano. La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari. Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa. Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al “suicidio assistito”, anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia – dicono Filomena Gallo, Marco Cappato e Diego Silvestri, rispettivamente Segretaria Nazionale, Tesoriere e coordinatore Cellula Padova e Vicenza dell’Associazione Luca Coscioni in ricordo di Stefano Gheller – Vogliamo anche ricordare la sua determinazione e passione su altri temi legati ai diritti delle persone con disabilità, come per la richiesta di introdurre in Italia la figura dell’assistente sessuale. Siamo grati a Stefano per averci voluti al suo fianco in questi anni. La sua memoria continuerà a nutrire la nostra azione, per le libertà di tutti”, concludono dall’Associazione.

“Mi mancherà tutto di lui. Stanotte mi sono riletto le nostre conversazioni su WhatsApp. Stefano amava la vita, non voleva soffrire, perché ha visto sua mamma e sapeva che quella sarebbe stata la sua fine e non voleva morire in ospedale – dice a LaPresse Luca Faccio, tra gli amici più cari di Gheller – Qualche politico ha detto che era ‘pro morte’ ma la sua battaglia era perché ognuno potesse scegliere nella vita. Gli piaceva vivere, uscire, amare, gli piaceva fare tutto“.

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