Cade un’altra testa all’Assemblea regionale siciliana. Stavolta tocca a Davide Vasta, deputato regionale di Sud Chiama Nord, il partito di Cateno De Luca, dichiarato decaduti dal tribunale civile di Palermo. L’argomento è sempre lo stesso che ha portato allo scontro la maggioranza di governo, ovvero l’ineleggibilità di 4 deputati regionali che hanno mantenuto il ruolo in enti partecipati dalla regione al momento della candidatura all’Assemblea regionale. Una legge siciliana ne fa espresso divieto, ciò nonostante i 4 “ineleggibili” sono rimasti al loro posto. Per questo motivo Fratelli d’Italia – che dei 4 deputati ne conta 3 nelle sue file – aveva presentato una norma di “interpretazione autentica” della legge regionale che avrebbe modificato, qualora fosse stata approvata, i termini dell’ineleggibilità dei deputati anche con effetto retroattivo.

Una norma dunque che interveniva nonostante la pronuncia del tribunale civile in primo grado per tutti e 4 i casi in questione. Una mossa molto controversa quella di Fdi che ha infatti portato a un durissimo scontro nella stessa maggioranza, divisa soprattutto dal fatto che schierati in prima fila per il subentro agli ineleggibili ci fossero candidati pronti ad abbandonare la lista di appartenenza per altri partiti. Questo il retroscena dietro lo scontro che in Sicilia ha visto la maggioranza di governo andare sotto in Aula prima per il voto sulla norma, detta Salva Ineleggibili, bocciata trasversalmente dall’Assemblea siciliana, e poi, come ripercussione anche sul voto che avrebbe ripristinato l’elezione diretta dei vertici delle Province, una norma cara al presidente, Renato Schifani. Un vero e proprio flop per il centrodestra che è andato in frantumi ben due volte.

Intanto, mentre le ripercussioni sulla mancata “salvezza” dei 4 deputati si concentrano adesso sulle nomine dei manager della sanità – rimesse in discussione in sede di commissione Affari Istituzionali – arrivano le pronunce di appello per gli ineleggibili. Quella di Vasta è la seconda in due giorni. Ieri, infatti, il Tribunale si è espresso a favore del ricorrente contro Nicola Catania, al quale subentrerà Giuseppe Bica. Oggi la nuova pronuncia colpisce il deputato di Sud Chiama Nord. Vasta non si era tempestivamente dimesso dalla carica di componente del Consiglio di amministrazione, con delega per la gestione del personale, di Cot società cooperativa anche oltre il termine di dieci giorni dalla data prevista per la convocazione dei comizi elettorali del 25 settembre 2022. Questo era quanto contestato dai difensori di Salvatore Giuffrida, gli avvocati Girolamo Rubino, Giuseppe Impiduglia e Giovanni Verga. La corte d’Appello ha dato ragione a Giuffrida che ora subentrerà a Vasta, quest’ultimo, infatti, ha la possibilità di ricorrere in Cassazione, ma la sentenza è già in secondo grado immediatamente esecutiva.

E già si vedono i primi smottamenti negli equilibri tra le forze politiche in campo all’Ars. Giuffrida non si iscriverà al gruppo di Sud Chiama Nord, partito tra le cui file si era candidato, questo è dato per certo dai vertici del partito, di De Luca, e sicuramente è molto vicino a Marco Falcone, l’assessore regionale al Bilancio di Forza Italia. Così che entrambi i subentranti all’Ars potrebbero essere in procinto di iscriversi al gruppo di Fi che diventerebbe il primo partito all’Ars, scalzando gli alleati meloniani. La questione sarà chiarita nelle prossime sedute d’Aula, ma nel frattempo l’attesa aggrava il già tesissimo clima nel centrodestra siciliano.

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