I meloniani siciliani, con la complicità di una parte di Forza Italia, provano a salvare gli eletti ma ineleggibili. Ci provano a Palermo dove, come racconta Mario Barresi sul quotidiano La Sicilia, viene approvata una norma in commissione Bilancio che salva per primo il presidente della stessa commissione, Dario Daidone, di Fratelli d’Italia. Il voto ora lascia ulteriori strascichi nella maggioranza, visto che la Lega aveva espresso la sua contrarietà. Tutto questo succede mentre a Roma, Salvo Pogliese, senatore di Fdi, ex sindaco di Catania, al quale Daidone è molto vicino, presenta un emendamento che mira a rimuovere l’incompatibilità con incarichi nella pubblica amministrazione per chi ha subito condanne anche in primo grado. Cioè mira a sovvertire la legge Severino per casi, per esempio, come il peculato, ovvero il reato per il quale proprio Pogliese ha subito una condanna. Dopo le polemiche l’emendamento è stato ritirato e “smentito” da Fdi, nonostante fosse stato firmato da altri esponenti del partito di Giorgia Meloni in Sicilia, come Raoul Russo, Ella Bucalo e Salvo Sallemi: “Un errore materiale”, ha spiegato Pogliese. Invece a Palermo l’emendamento che salva l’ineleggibile Daidone non viene affatto sconfessato e riposto nel cassetto, ma viene approvato proprio dalla commissione che lui presiede.

La normativa modificata è stata inserita nel maxiemendamento alla manovra correttiva. Qui dentro viene inserito l’articolo 4 recante “interpretazione autentica” della legge regionale 29/1951, che disciplina le cause di ineleggibilità dei deputati all’Assemblea regionale siciliana. Secondo questa legge chi ricopre incarichi in enti e società sui quali la Regione esercita un controllo non può essere eletto. Un bel problema per Daidone che prima di candidarsi rimase nel cda di Irfis, l’Istituto regionale per il finanziamento alle industrie, così che, su ricorso del primo dei non eletti, Carmelo Nicotra, è stato dichiarato ineleggibile, in primo grado. Daidone non è l’unico a trovarsi in questa situazione: a fargli compagnia ci sarebbe anche Davide Vasta – eletto con Sud chiama Nord, il partito di Cateno De Luca, anche se in procinto di abbandono verso Fratelli d’Italia – che non si sarebbe dimesso in tempo dalla cooperativa Cot, vigilata dalla Regione. L’emendamento approvato salverebbe la poltrona di entrambi i deputati regionali. Sebbene sia dubbia la costituzionalità della norma, i tempi per definirla sarebbero comunque tali da assicurare la permanenza in assemblea per quasi tutta la legislatura, iniziata già da un anno.

A luglio una norma analoga approvata dalla stessa maggioranza aveva già “salvato” Nicola Catania, presidente della Srr Trapani Sud, e Giuseppe Catania, presidente della Caltanissetta Srr, uno dichiarato ineleggibile in primo grado, l’altro in attesa di sentenza. Con quella modifica è stato deciso che le società di regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti “non costituiscono società strumentali della Regione siciliana”. E quindi i due Catania (solo omonimi, ma entrambi di Fratelli d’Italia) possono tenere entrambe le poltrone. Anzi per Giuseppe Catania sono tre perché è pure sindaco di Mussomeli, in provincia di Caltanissetta.

La differenza è che quel primo voto in estate arrivò con una maggioranza compatta. In quest’ultimo caso invece il centrodestra si è spaccato perché secondo indiscrezioni Luca Sammartino – vicepresidente della Regione, ex renziano e ora leghista – aveva espresso la sua contrarietà. L’esame e l’approvazione sono arrivati dopo un accordo in conferenza dei capigruppo che prevedeva che non fossero inserite norme di ordinamento. L’intesa invece è andata in fumo quando la norma è stata inserita proprio approfittando dell’assenza di Sammartino e con la complicità del forzista Marco Falcone, tra gli azzurri quello considerato più vicino al partito della Meloni. Tra le retrovie della maggioranza, in realtà, c’è chi fa notare che Sammartino avrebbe interesse alla decadenza di Daidone, perché al suo posto verrebbe eletto Nicotra, dato in procinto di passare nella Lega. Un braccio di ferro elettorale, con vista sulle Europee. Di certo c’è che l’accordo coi capigruppo, voluto da Sammartino, è stato disatteso anche dai leghisti: ad approvare la norma c’era, infatti, anche la leghista Marianna Caronia. La maggioranza – che da sola raggiungeva il numero legale – ha votato compatta, nonostante adesso si parli di un imminente stralcio del governo. A votare contro, invece, sono stati i consiglieri della lista di Cateno De Luca e Nuccio Di Paola del M5s: “Voteremo contro fino in fondo, anche in aula, e ci chiediamo se l’opposizione sarà compatta”, sottolinea Di Paola. Il Pd, infatti, è uscito dalla commissione prima del voto: “Sono andato via quando ancora questa norma non era stata inserita”, spiega il democratico Antonello Cracolici che definisce la norma approvata dalla commissione “imbarazzante”: “Stiamo parlando di un parlamentare che partecipa a un processo legislativo per il quale ha un interesse personale: stiamo parlando cioè di sovvertire la natura astratta delle leggi”.

I presenti raccontano anche di un’accesa lite tra Michele Catanzaro, capogruppo del Pd, e Marco Falcone, di Forza Italia, e qualcuno adombra un presunto accordo tra il Pd e l’ex renziano Sammartino: “Mi confronto con Sammartino in quanto delegato del governo ma non c’è niente da leggere nel mio acceso confronto con Falcone – sottolinea Catanzaro – L’accordo tra i capigruppo era chiarissimo ed era stato disatteso, in quel momento ci preoccupava che potessero essere inserite altre norme su edilizia e rifiuti, mentre ignoravo il contenuto di questa”. E assicura: “In aula voteremo contro”.

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Riceviamo e pubblichiamo
Quanto affermato riguardo a Davide Vasta è infondato. L’onorevole Vasta è attualmente parte di Sud Chiama Nord, rappresenta il partito in Ars e non vi è alcuna procedura di abbandono verso Fratelli d’Italia. La ricostruzione fornita risulta quindi inaccurata e priva di fondamento. Inoltre risulta anche scorretto non aver tenuto conto nell’immediatezza della pubblicazione dell’articolo della smentita immediata da parte del presidente di Sud chiama Nord Ismaele La Vardera e le successive sollecitazioni da parte dell’ufficio stampa.

Ufficio Stampa Sud chiama Nord

Prendiamo atto della richiesta di rettifica richiesta da parte di Sud chiama Nord. Teniamo peraltro a precisare che la notizia del possibile trasferimento di Vasta ad altro partito, accennata nell’articolo, è stata verificata con più fonti, come da adeguato standard professionale. Quanto alla tempestività della risposta in merito alla richiesta di rettifica, si sottolinea che la richiesta del partito è avvenuta nella tarda serata di sabato ed è stata presa in carico dall’autrice e dalla redazione appena è stato possibile.

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