“Egregio Presidente della Repubblica, dopo ripetuti tentativi perpetrati nel 2023, Vi informo oggi dell’azione in atto presso l’Assemblea regionale siciliana, ad iniziativa di alcuni parlamentari”. Esordisce così Santo Primavera in una lettera inviata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per denunciare il voto previsto da oggi all’Ars su iniziativa di Fratelli d’Italia, per approvare una norma che salverebbe il posto in Aula di 4 deputati (in Sicilia i consiglieri regionali vengono equiparati ai parlamentari), dichiarati ineleggibili da sentenze di Tribunale di primo grado, perché interverrebbe addirittura in maniera retroattiva.

“Arroganza della politica” – Si tratta di 4 eletti all’Assemblea regionale siciliana nonostante abbiano mantenuto incarichi in società controllate dalla Regione come espressamente vietato dalla legge regionale 29/1951. Per questo Primavera insiste rivolgendosi al presidente: “Con arroganza – scrive Primavera – alcuni degli stessi parlamentari eletti, che si trovano sub iudice, perché dichiarati già ineleggibili con sentenza di primo grado dal Tribunale di Palermo, con la complicità di altri colleghi deputati, in spregio allo Statuto e alla Costituzione insistono nell’approvazione di una norma retroattiva che li salvi dalla conclamata ineleggibilità”. Primavera potrebbe subentrare a Davide Vasta, deputato di Sud chiama Nord, il partito di Cateno De Luca, nel caso il deputato dovesse essere considerato ineleggibile anche in secondo grado.

Ipotesi inversione – Ecco perché l’aspirante deputato si rivolge direttamente a Mattarella, poco dopo avere inviato anche un esposto in procura contro i tre deputati che lo scorso 24 gennaio in commissione Affari istituzionali hanno votato a favore della “salva ineleggibili”, adesso calendarizzata in Aula. Un voto che è fissato dopo la discussione della riforma delle province. E così è rimasto, visto che la proposta di invertire l’ordine dei lavori è stata bocciata dall’Ars.

Chi rischia la poltrona – Una corsa contro il tempo, quella dei meloniani, perché a momenti si attende la pronuncia del tribunale per Dario Daidone, presidente per Fdi della commissione Bilancio, uno dei 4 dichiarati ineleggibili dalle sentenze di primo grado. Una sentenza di Appello che sarebbe immediatamente esecutiva e non verrebbe sospesa neanche dal ricorso in Cassazione. Nasce da questo il pressing sul presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, uomo di punta di Fdi sull’isola, per anticipare il voto e salvare Daidone e altri due deputati meloniani, Giuseppe Catania e Nicola Catania. A beneficiarne ci sarebbe anche Vasta. Per tutti e 4, infatti, il tribunale si è già pronunciato in primo grado, e tutti e 4 hanno fatto appello: si attende adesso la pronuncia imminente per Daidone e Vasta, mentre per Nicola Catania potrebbe arrivare a metà febbraio. Per Giuseppe Catania, invece, il Tribunale si è espresso in primo grado soltanto la scorsa settimana e la sentenza è stata appellata.

Il colpo di spugna – L’intervento legislativo in aula sospenderebbe tutto mantenendo i deputati ai loro posti in Ars. Il colpo di spugna aveva già sollevato polemiche lo scorso novembre quando la “salva ineleggibili” era stata approvata dalla commissione Bilancio, presieduta dallo stesso Daidone, e inserita nel maxiemendamento alla Finanziaria. Il tentativo in quel caso fallì dopo che, in seguito alle polemiche, Galvagno decise di stralciare la norma. Lo scorso 24 gennaio però, poco più di due mesi dopo il primo tentativo, la “salva ineleggibili” è stata di nuovo approvata, stavolta in commissione Affari Istituzionali, presieduta dal cuffariano Ignazio Abate. A votare a favore sono stati due esponenti di Fdi e uno dell’Movimento per l’autonomia, mentre Pd, Sud chiama Nord (cioè proprio Vasta) e Lega erano assenti, Forza Italia e Dc si sono astenute, mentre a votare contro è stato il M5s, che con la sua presenza in aula ha garantito la legittimità del voto, “Siamo stati contrari sin dall’inizio e vogliamo vedere fino in fondo come andrà. Se le opposizioni andranno compatte, chiederemo il voto palese”, assicura Nuccio Di Paola dei Cinque stelle. “La maggioranza è senza vergogna: non si sono fermati nemmeno davanti a un’evidente incostituzionalità della norma”, commenta il capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro.

De Luca: “Siamo contrari” – “Siamo contrari alla norma salva deputati e abbiamo già detto che in caso di voto segreto usciremo dall’aula per non lasciare spazio ad equivoci, in caso di voto palese invece voteremo contro questa norma che rappresenta un forzatura”, dichiara il leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca. Lo stesso tiene anche a precisare che la norma in discussione coinvolge nello specifico Giuseppe Catania e Nicola Catania e non Davide Vasta al quale “vengono contestate più cause di ineleggibilità“. “Dal primo giorno Sud chiama Nord – aggiunge De Luca – si è detto contrario a questa norma chiarendo che non coinvolgeva il deputato Davide Vasta. Anche infatti nel caso in cui la norma dovesse essere approvata non salverebbe l’on. Vasta ma solo i due esponenti di Fratelli d’Italia”, conclude De Luca.

L’arrivo in Aula – Nonostante tutto la legge è arrivata oggi in aula dove sarà discussa solo dopo la riforma delle Province. Una manovra complessa che non sarà licenziata dall’Ars in tempi brevi. Il voto vero e proprio della “salva ineleggibili” dovrebbe quindi avvenire non prima della prossima settimana. La sentenza su Daidone, però, potrebbe diventare esecutiva da un momento all’altro. Ecco perché i meloniani hanno tentato di anticipare l’approvazione del colpo di spugna: l’aula, però, si è opposta. Subito dopo ecco che i deputati di Fdi hanno abbandonato Sala d’Ercole.

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