La Pianura Padana è tra le aree più inquinate del mondo. Il problema è tanto noto quanto di stringente attualità: da giorni, infatti, Milano è in cima (o quasi) alla classifica delle metropoli più inquinate del mondo secondo il sito svizzero IQAir. In questo momento, ad esempio, secondo IQAir la concentrazione di PM2.5 del capoluogo lombardo è 22.3 volte il valore guida annuale della qualità dell’aria indicato dall’OMS (dato registrato lunedì 19 febbraio). Le cause sono le più varie: coltivazioni intensive, industrializzazione massiccia, alta densità di popolazione sono tutti fattori che favoriscono l’inquinamento, un problema che colpisce non solo le grandi città o le aree industriali ma l’intera macroregione. Ma a concorrere al primato di “hotspot dell’inquinamento” c’è innanzitutto un dato geografico: la peculiare conformazione della zona. Vediamo perché.

La Pianura Padana ha una conformazione caratteristica “a conca” che favorisce il ristagno di inquinanti (PM2,5 e PM10). Una conformazione che rende facili i collegamenti e che ha permesso uno sviluppo industriale tra i più importanti in Europa, ma che non consente un ricircolo d’aria sufficiente. Sia in inverno sia in estate, infatti, a caratterizzare il bacino idrografico del fiume Po è un notevole ristagno dell’aria, con effetti diversi nelle due stagioni. La posizione geografica, che la vede chiusa tra alte catene montuose e aperta solo sul lato orientale, ostacola i venti e favorisce l’accumulo di forte umidità nell’aria, rendendola una delle aree meno ventilate d’Italia.

In inverno per via della protezione dalle correnti marittime offerta da Alpi e Appennini, quando vi è un accumulo di freddo e scarsità di vento, si vengono inoltre a creare le condizioni per la formazione di inversioni termiche. Con le inversioni termiche invernali l’aria in prossimità del suolo è meno calda rispetto a quella a quote più alte, di conseguenza è più densa e non risale nell’atmosfera (come avverrebbe di solito) portando con sé le sostanze inquinanti che si sono accumulate nel corso del tempo. Si crea di conseguenza un ulteriore ristagno di aria, che può durare per giorni o settimane, nel quale continua ad aumentare la concentrazione di inquinanti. In estate, invece, l’effetto cuscinetto della Pianura Padana favorisce il ristagno di aria calda e molto umida che produce temperature e tassi di umidità alti, con giornate afose, scarsamente ventilate e innalzamenti dei livelli d’inquinamento dell’aria.

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