di Ilaria Muggianu Scano

La campagna elettorale per le regionali sarde non tira il fiato neppure durante il Festival di Sanremo più regionalista di sempre. Rapper di Quarto Oggiaro, trapper di Scampia, ex studentesse della scuola di Amici che esibiscono orgoglio salentino, Mahmood che avvolge i Tenores di Bitti con il drappo dei Quattro Mori, il sacro sudario dell’identità sarda: gran parte dei protagonisti della scena canora della kermesse ligure si sono avvocati alle proprie origini, ma neppure questo è bastato a far battere ciglio ai 4 candidati dell’agone politico del prossimo 25 febbraio. Nessun post di sostegno al raffinato artista sardo egiziano, da parte di alcun candidato presidente, neppure una timidissima operazione simpatia, tutti concentratissimi sul traguardo.

La barbaricina Lucia Chessa di Sardegna R-Esiste, fuoriuscita dal progetto politico dei partiti indipendentisti storici, associazioni di ispirazione federalista e autonomista per proporre i suoi 32 candidati esponenti di una proposta a-italica, il cui filo conduttore è il carisma della capolista, si divide tra social e incontri con il pubblico, talvolta trascurata da tv e satira forse perché il podio è – a scanso di qualsiasi illusorio impeto anticinquestelle – tra coalizione di centro destra capitanata, dopo lungo travaglio, dal fratello d’Italia Truzzu contro la pentastellata Todde, che si muove su un già faticosissimo equilibrismo tra Pd e 5 Stelle, al quale si aggiunge la candidatura di disturbo di Renato Soru, che non mira alla vittoria ma a far perdere il centro sinistra. Insomma, Soru mutua Jep Gambardella e il popolo dei meme neppure si accorge del formidabile assist, un atteggiamento, suo e della sua bolla, che potrebbe stridere con il motto soriano di Rivoluzione Gentile.

Il curioso obiettivo di sancire un’atmosfera irenica con stilemi poco meno che giacobini spinge il fine analista politico e giornalista Rai Vito Biolchini alla riflessione dai contorni vagamente blasfemi e non indolore per l’entourage, storicamente reattivo, di Mr. Tiscali ribattezzato il Grande Purificatore della Politica: “Affermare che Soru arriverà terzo scatena le ire dei suoi sostenitori, immersi come sono in una temperie millenaristica, dove il loro candidato assume i panni di una specie di messia tornato nell’isola par salvarla. La loro frase preferita è “Soru è cambiato!” (Figuriamoci cos’era prima…verrebbe da dire) e chi non accetta questo presunto cambiamento è un folle che rifiuta di vedere la Luce, di ascoltare il Verbo. E dunque, è un Nemico della Sardegna e della Verità”.

Sì, di Sanremo, e per tornare a veri e propri numeri da spettacolo, a chiunque stia seguendo con obiettività la campagna elettorale flash, alla quale rimangono appena 15 giorni, non sarà sfuggito un fatto che non è un dettaglio: il vero vincitore morale, ci fosse un trofeo della miglior campagna elettorale della far Ichnusa, come per la critica sanremese, spetterebbe all’unanimità al sardista Gianni Chessa, già assessore al Turismo della giunta uscente. Palazzetti, teatri, sale, saloni registrano il pienone ovunque, con bagni di folla intergenerazionale che sembrerebbero scongiurare il rischio del non voto da parte dei giovanissimi, che potrebbero apprestarsi all’emozione di battezzare il certificato elettorale. Stavolta la vera sfida è profetizzare quali siano i cavalli buoni, perché se è vero che questi si vedono all’arrivo e non alla partenza, in una campagna elettorale durata un pugno d’ore, in cui hanno scarseggiato nell’isola gli endorsement significativi dei big nazionali (per rimanere al lessico sanremese), neppure la somma arte dell’aruspicina etrusca potrebbe ravvisare alcunché.

Rimane l’equivalente divinatoria sarda dei brebus, materia delle mistiche avverbadoras, sempre più affidabili dei numerosi sondaggi estemporanei, ai quali si vota due tre volte a testa. Se i sardi mettessero nel voto la stessa coscienza con la quale hanno votato il bravo Mahmood sarebbe l’alba di una nuova stagione civica.

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