È nata per mettere d’accordo gli amanti dell’alcol con le esigenze di salute. Si chiama Sentia, una bevanda che imita gli effetti dell’alcol ma, sorprendentemente, è analcolica. Lanciata circa un anno fa dai Gaba labs, è il frutto delle ricerche del professor David Nutt, neurofarmacologo dell’Imperial College London, che ha studiato i recettori cerebrali su cui agisce l’etanolo e ha cercato sostanze che fossero in grado di mimare gli effetti sull’umore del neurotrasmettitore chiave, il Gaba, senza contraccolpi e postumi. In questi giorni l’azienda ha annunciato un piano per rafforzare la sua presenza sul mercato degli analcolici che imitano il gusto di vino &Co. con un’offerta di prodotti che includerà birra analcolica e vino spumante.

Ma mentre altre bevande analcoliche tentano semplicemente di replicare il gusto di quelle reali, i prodotti Gaba labs contengono un mix segreto di sostanze botaniche che effettivamente ingannano la chimica interna del cervello facendogli credere che si sia bevuto. Attenzione però, si tratta di bevande molto costose, si parte da circa 35 euro per una bottiglia da 20 cl, e in Italia non sono disponibili neanche per la vendita on line; mentre in altri Paesi europei, tra cui Francia, Svizzera, Spagna e Portogallo, è possibile ordinarle anche direttamente dal sito del produttore.

Ma cosa c’è dentro?
“Per definizione del produttore, siamo di fronte a un botanical spirit, un liquore botanico, analcolico, dizione obbligata dalla presenza di più di una dozzina di ingredienti vegetali e di un ingrediente di sintesi chimica, ovviamente segreto, denominato Gabyr”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Emanuele Scafato, Direttore Osservatorio Nazionale Alcol, Istituto Superiore Sanità. “Questo ingrediente avrebbe la funzione di indurre sensazioni di disinibizione, piacere e relax imitando quelli conseguenti a un consumo ‘sociale’ di qualunque alcolico, ma senza causare lo stato d’intossicazione, l’ubriacatura. La bevanda in questione stimolerebbe il Gaba (Acido gamma amino butirrico), un neurotrasmettitore naturale che produce un effetto calmante, favorendo sensazioni di allegria, convivialità e socialità tipicamente indotte dall’uso sociale di bevande alcoliche notoriamente intossicanti l’organismo”. E ancora: “I laboratori Gaba labs che producono il Gabyr stanno investendo per sostenere il processo di regolamentazione per i suoi ingredienti sintetici e per sviluppare ulteriormente il suo programma di sviluppo di molecole di origine vegetale utilizzando tecniche basate sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo successivo è di ottenere nuovi composti progettati per migliorare l’imitazione degli effetti piacevoli sul sistema Gaba, ma sempre senza l’impiego di alcol”.

Questo tipo di bevanda soddisfa realmente chi ama gli alcolici e può aiutare a distogliere dalla voglia di bere?
Chi l’ha provata afferma di avere sperimentato una sensazione tipica del consumo di alcolici; è anche vero che il gusto, dopo aver consumato due-tre bicchieri (quantità oltre la quale non ci sarebbe un effetto reale) come verificato dai pochi consumatori testati in una sperimentazione non molto solida, non è quello di una bevanda alcolica come vino o birra; insomma, gusto e palatabilità non sarebbero confrontabili. La soddisfazione è quindi soggettiva. Se si beve per il piacere di assaporare qualcosa di nuovo, la curiosità potrebbe spingere a provare questo drink. Ma nonostante gli effetti simili e la sensazione di maggiore relax e convivialità, il confronto con gli alcolici appare impari, senza quindi dissuadere il consumatore dall’uso di alcolici tradizionali”.

Potrebbe rappresentare, magari a lungo termine, una svolta nei consumi o nasconde altre insidie per la salute umana?
“Evitare gli effetti collaterali del consumo di alcol può essere uno stimolo all’uso di bevande non alcoliche tra cui questa che avrebbe, in teoria, il vantaggio di ‘inebriare’ senza intossicare. Però a leggere l’etichetta non si direbbe scevra da rischi visto che se ne sconsiglia l’uso alla guida per possibile sonnolenza; è dichiarata non idonea al consumo da parte di minori di 18 anni; da donne in gravidanza e in allattamento e da chi è ‘in terapia’ (non specificando quale). Non ultimo, l’etichetta suggerisce di non consumarne più di un bicchiere al giorno”.

Insomma, il quadro non è proprio tranquillizzante…
“Sì, e d’altro canto i colossi della birra e del vino stanno investendo miliardi nelle Nolos (No alcoholic Low alcoholic beverages; bevande analcoliche o a bassa gradazione alcolica, ndr). Su questa tendenza, come Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Oms, abbiamo prodotto a livello internazionale un documento di analisi in cui concludiamo che è troppo breve l’esperienza relativa al consumo di queste bevande per arrivare a valutazioni definitive. Attualmente i dati raccolti ci dicono che il consumatore di alcolici non smette di consumarli, piuttosto alterna il prodotto alcolico con l’analcolico in funzione delle esigenze individuali e delle circostanze in cui si trova. Infine, un dato ancora più significativo e allarmante è che non si esclude che queste bevande traghettino verso il consumo di alcolici veri e propri, chi non li consuma abitualmente”.

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