Dai 12,5 anni dell’età del primo mestruo, negli anni ‘50, agli attuali 11,5 anni. Fin dagli anni ‘70 scende l’età del menarca, ma si assiste anche a un aumento dei casi di pubertà precoce idiopatica (cioè non dovuta a malattie), che può subentrare prima degli 8 anni nelle bambine e dei 9 nei bambini. Tuttavia, l’impennata è stata osservata soprattutto dopo il Covid. Lo ha rivelato per esempio lo scorso settembre un lavoro dell’Istituto Gaslini di Genova, pubblicato sul Journal of Endocrine Society. Esaminando i dati dell’ospedale pediatrico relativi a 133 bambine seguite tra gennaio 2016 e giugno 2021, è emerso che rispetto al quadriennio precedente c’era stato un aumento di circa l’80% delle bambine visitate per sospetta pubertà precoce; di queste, il 53,5% ha ricevuto la diagnosi di pubertà precoce rapidamente progressiva, contro il precedente 41%. Ma non solo a Genova si osserva questo trend: lo notano anche molti altri ospedali pediatrici italiani, tra cui il romano Bambino Gesù o il fiorentino Meyer – che a loro volta avevano già pubblicato degli studi sulla questione.

Perché si anticipa la pubertà?
Numerosi elementi, tra cui la predisposizione genetica, sono all’origine di questo fenomeno. “Sono implicati svariatissimi fattori, ma le cause non sono tutte note”, spiega la dott.ssa Carla Bizzarri, responsabile di Endocrinologia pediatrica all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Le cause più comuni sono l’obesità e il sovrappeso”. Nel caso specifico della pubertà anticipata, i numerosi studi concludono che tutto dipenderebbe dalla leptina e da altri ormoni prodotti dal tessuto adiposo; questi riuscirebbero a stimolare il rilascio di gonadotropine, ormoni che regolano l’attività di ovaie e testicoli. Oltre all’alimentazione, pure l’ambiente può avere una responsabilità nel fenomeno. “Sono chiamati in causa anche gli interferenti endocrini, sostanze che hanno una diffusione molto ampia: derivati della plastica, ritardanti di fiamma, cosmetici, involucri per alimenti ecc. Queste hanno azioni simil-ormonali”. Presenti anche in detersivi, alimenti e molto altro, gli interferenti endocrini sono purtroppo una costante quotidiana. Secondo parecchi studi epidemiologici si teme che queste sostanze, capaci di interferire con la nostra normale attività ormonale, “possano agire sulla crescita pre- e postnatale, sulla funzione tiroidea, sul metabolismo glucidico e sull’obesità, sulla pubertà, sulla fertilità e sulla carcinogenesi […]. L’attività degli interferenti endocrini si esplica prevalentemente durante i cosiddetti ‘periodi finestra’: fasi della vita del bambino particolarmente suscettibili a cambiamenti epigenetici, per la velocità dei processi accrescitivi. Fra questi periodi di certo spiccano la vita pre- e post-natale e il periodo della pubertà”, si legge in uno studio pubblicato nel 2019 su Endocrinologia pediatrica.

Lo zampino del Covid
L’impennata dei due anni di Covid, in particolare nel periodo del lockdown, può avere legami con lo stress. La pensano così gli studiosi italiani che nel 2023 hanno firmato una review pubblicata su Frontiers e incentrata sullo stress come possibile elemento attivatore dell’asse ipotalamo-ipofisi e della conseguente maturazione sessuale. Secondo loro, la causa principale della pubertà precoce in quel periodo è da attribuirsi all’atmosfera di stress, ansia e timore vissuta dai bimbi, peggiorata dall’assenza di normali contatti con gli amici. Oltre a ciò, va osservato che durante il lockdown le lezioni erano a distanza, con un conseguente aumento dell’uso di schermi – da un paio di ore a 8 ore circa. “L’esposizione agli schermi è il fattore più indagato. Alcune evidenze condotte su modelli animali, in particolare topi, hanno mostrato l’avvio di una pubertà precoce in seguito a una lunga esposizione”, precisa la dott.ssa Bizzarri. Sull’uomo non è dimostrato, ma per cautela…

Meglio prevenire!
La pubertà precoce ha delle conseguenze. Dal punto di vista fisico si osserva una crescita troppo precoce e rapida, ma breve e che poi si blocca. Dal punto di vista psicologico, in tempi veloci la bambina si ritrova con un corpo da adulta che non corrisponde al suo sviluppo psico-emotivo, coincidente invece con l’età effettiva. Il fatto di sentirsi “diversa” crea inevitabilmente disagio sociale. Ma come fare? “La prevenzione è l’unica arma, e passa attraverso lo stile di vita”, avverte la dott.ssa Bizzarri. Gli alleati sono dunque la dieta e l’attività fisica. La prima aiuta a non ingrassare, ma anche a mantenersi il più possibile sani: la seconda contrasta il sovrappeso, tiene lontano dai vari schermi e regala buon umore, soprattutto quando si sta in mezzo alla natura.

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