Per imporre il terrore e applicare il pizzo “a tappeto”, come scrive il giudice per le indagini preliminari in un passaggio dell’ordinanza, i clan dell’area a nord di Napoli diedero il via a partire dalla fine del 2021 “a una serie impressionante di stese e di attentati ad esercizi commerciali mediante l’utilizzo di bombe, fino ad arrivare a quelli che sono considerati gli episodi simbolicamente e mediaticamente più eclatanti”. Il riferimento è agli “atti intimidatori verificatisi nel periodo in questione ai danni del comandante della polizia locale di Arzano, Biagio Chiariello (un manifesto funebre fatto trovare davanti all’ingresso del comando), e del parroco del Parco Verde di Caivano don Patriciello”. Episodi che sono serviti a dare ‘clamore’ alla potenza di fuoco della camorra. E intimorire ulteriormente commercianti, imprenditori, il territorio.

È uno dei passaggi più importanti dell’ordinanza firmata dal gip di Napoli Antonino Santoro con la quale undici persone sono state arrestate e due hanno ricevuto un divieto di dimora in seguito a un’operazione condotta dai carabinieri di Giugliano in Campania e di Caivano, nel Napoletano. Le accuse della Dda di Napoli guidata da Nicola Gratteri spaziano dall’associazione di tipo mafioso al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni, tentate rapine, detenzione e porto d’armi, detenzione a fine di spaccio di droga e delitti aggravati del metodo mafioso. Nel mirino degli inquirenti, il gruppo criminale guidato da Francesco Pezzella, detenuto, il suo referente sul territorio, Pasquale Landolfo, e il clan della 167 di Arzano.

Il giudice sottolinea la circostanza della bomba fatta esplodere nella notte tra il 12 e il 13 marzo 2022 davanti al cancello delia Chiesa San Paolo Apostolo di Caivano. In seguito alla quale, il Viminale deciderà di assegnare una scorta al parroco anticamorra del Parco Verde, don Maurizio Patriciello. Bomba che si inserisce, si legge nelle carte del provvedimento, in un quadro di “estrema pervasività delle condotte estorsive applicate ‘a tappeto’ sul territorio” coi camorristi “in giro in cerca di cantieri o attività da sottoporre al pizzo”. Di fronte ai quali si verifica “il totale assoggettamento degli imprenditori, i quali non denunciano quasi mai i loro aguzzini perché sanno già ‘come funziona’ se vogliono lavorare senza avere problemi”. Il tutto avveniva tramite accordi che garantivano la “pax mafiosa”. Accordi in base ai quali “le estorsioni erano appannaggio del clan Pezzella mentre il business della droga era gestito dai Ciccarelli, i quali avevano messo in piedi un vero e proprio ‘sistema droga’ al Parco Verde di Caivano”.

“Colpiscono e allarmano”, secondo i magistrati “la ferocia degli indagati, disposti a tutto pur di far soldi, anche ad uccidere: il caso più raccapricciante è la pianificazione di un triplice omicidio da parte del Landolfo ai danni di soggetti appartenenti al gruppo rivale del Mormile, da attuare previa minaccia di morte nei confronti di un loro sodale, Morra Vincenzo, che avrebbe dovuto ‘tradirli’ per salvarsi la vita”. Vicenda “di una gravità inaudita, che avrebbe potuto scatenare l’ennesima faida tra gruppi contrapposti e che è stato evitato solo grazie al fermo del 28 marzo” di due anni fa. “Del resto – scrive il giudice – solo in questa prospettiva di violenza cieca e buia si possono spiegare gli atti intimidatori posti in essere nei confronti di chi, come ad esempio Padre Maurizio Patriciello, osa opporsi al ‘sistema’ e, più in generale, al degrado del territorio”.

Le indagini della Dda hanno rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale attiva a nord del capoluogo partenopeo, in particolare nei territori di Frattamaggiore, Frattaminore e zone limitrofe. Avrebbe agito in contrapposizione armata con altre bande per imporre la propria egemonia, taglieggiando imprenditori e commercianti. Dalle carte emerge anche un’estorsione da 20mila euro su un appalto da quasi tre milioni di euro per la realizzazione di un parco urbano artistico nell’ospedale Cardarelli di Napoli. Sull’affare sarebbero coinvolti gli interessi di diverse organizzazioni camorristiche fra cui il clan Caiazzo-Cimmino del quartiere Vomero di Napoli e Sautto-Ciccarelli, di Caivano.

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