di Fabio Grasso

Illustre Ambasciatore, con questa lettera entro a scrittura tesa per criticare i fatti di cui Lei è protagonista insieme ai vertici Rai. Voglio sottolineare la Sua reazione, che ritengo inutile e controproducente, tanto quanto quella della Rai, nei confronti di quanto espresso, genericamente, da Ghali.

Io, come buona parte degli italiani, mi crogiolo nella bambagia del mio zucchero “a velo”: basi militari, armi atomiche, soldi pubblici per armamenti? Le nostre priorità esistenziali sono altre. Specialmente in periodi come Natale, Carnevale e Pasqua. Sì, più o meno abbiamo saputo di un certo procedimento contro Israele da parte di una tal Corte per un’accusa… tipo genocidio, che già la cosa di per sé è complicata. Ma cosa può fregarcene? Chi ci ammazza a noi? Geno cosa? Palestiniani, palestinosi, patelestini… che?

Poi arriva un tipo strambo, sul palco del Festival che quasi tutti stiamo guardando, mentre accompagniamo l’ascolto delle canzoni con lo scrocchiare di patatine e pop-corn. Sai quello spilungone con i capelli scalmanati? Alla fine della canzone questi esclama – “Stop al genocidio “– o una cosa del genere… Chi? Cosa? Come? Dove? Quando? Perché? Boh! E non so cosa possa essere balenato in mente a Lei, Ambasciatore. Ma la cosa è morta lì. Avrebbe potuto dire qualsiasi altra cosa tipo “Mi piacciono le pere ma odio le mele”, “Tifo Juventus ma non disdegno il Milan”. Invece no, ha detto una cosa tipo “Stop al cenodigio”, “gieconidio”… e vabbè… punto.

Poi arriva Lei, i vertici Rai, Venier, fiumi di parole su tutti i social e i media… che mi sono chiesto: ma vuoi vedere che questa cosa del geconigio, cionogidio, insomma, questa cosa è vera? Altrimenti, perché tanto clamore per nulla? E perché un Ambasciatore dovrebbe impensierirsi per uno scalmanato, con i capelli e i vestiti scalmanati che dice una frase generica, al volo, della durata di meno di un secondo? Se Lei dà importanza alle parole generiche di uno scalmanato, solo e isolato, a me il dubbio viene. Chissà alla Corte…

Sa, quegli arcigni, legnosi, seriosi, imparruccati giudici, con un monocolo sopra il naso che, con un occhio aperto, e uno chiuso, stanno esaminando le prove sul gcnodc… gedogicio… insomma… quella cosa lì? Che le parole del giovane spettinato, nella fattispecie, Ghali, siano vere, si staranno chiedendo anche loro? Le riesce di comprendere il dubbio esistenziale che Lei, Ambasciatore, provoca alla serenità bambagiosa di noi tutti, canterini e di zucchero “a velo” inzuccherati, genericamente orientati a banderuola verso Israele!

Di più, le sue lamentele sono subito accolte dai vertici Rai che, in fretta e furia, Le esprimono solidarietà per il triste, e violento, accaduto. Che la domenica ma anche gli altri giorni, ma soprattutto la domenica, ci si rilasserebbe. Reazione a catena, qualcuno dei bambagiosi italiani si fa venire lo sghiribizzo di indagare e giù, ricerche sul web, YouTube, Wikipedia… Eye On Palestine… Vede quanti disastri sta creando?

Così, mi faccia la cortesia di un grande Servizio, reso a me e alla collettività. Si dimetta. A mio modo di vedere Lei non può esercitare in maniera lucida e diplomatica il suo ruolo. Ecco, vede, manifestazioni davanti la sede Rai di Napoli? Normale. E la colpa è solamente Sua. Quanto pensa si sia udita la frase tanto incriminata in un tale scrocchiare di patatine, pop-corn e “chiacchiere”? La frase sarebbe stata relegata nel dimenticatoio di chi l’avesse sentita e poi, ancora più complicato, intesa.

Ma Lei e Netanyahu avete così tanta paura di tre parole? Allora siete messi male. Non c’è dubbio alcuno, la paura è tanta nei vertici Rai e in quelli israeliani. La sa una cosa? Fate bene, in coscienza.

Fabio Grasso, cittadino della Repubblica Italiana

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