Roma discarica aperta. Ogni giorno nuovi spazi scompaiono sotto rifiuti di ogni genere tra l’indifferenza generale. Grazie a pochissimi volenterosi delle forze dell’ordine, ogni tanto qualcuno se ne accorge e “scopre” nuove discariche che vengono regolarmente sequestrate con strisce e cartelli, ma solo raramente e dopo molto tempo vengono ripulite, salvo, il giorno dopo, riempirsi nuovamente di rifiuti.

Il vero dramma è che molti romani sembrano ormai aver accettato questa situazione e neanche si indignano più. Anzi, a volte addirittura si adeguano: che senso ha gettare i rifiuti nel cestino o fare la raccolta differenziata perdendo tempo a separare i rifiuti se poi tutta la città è un immondezzaio? E così il problema si aggrava ulteriormente anche per chi dovrebbe e vorrebbe tenere pulita la nostra città. Eppure, le leggi ci sono. Adesso, dopo l’ultima modifica normativa, chi abbandona rifiuti rischia una “multa” da 1.000 a 10.000 euro; e se si tratta di impresa e attività commerciale la pena è l’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da 2.600 a 26.000 euro. Con il paradosso, però, che non si rischia niente “quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, …anche in considerazione della condotta susseguente al reato, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale”. Ma soprattutto non si rischia niente se nessuno denunzia e se nessuno fa indagini per identificare gli sporcaccioni, anche quando già dal semplice esame visivo dei rifiuti (a volte restano le etichette) e guardandosi attorno si potrebbe agevolmente risalire agli autori.

E intanto, mentre l’anno santo si avvicina, il sindaco confida nel mitico termovalorizzatore (ancora tutto da fare) il quale dovrebbe fare scomparire d’incanto tutti i rifiuti romani che, nel frattempo, mandiamo in giro dovunque, in Italia e all’estero, spendendo un patrimonio. Ma non è questo che ci impone la normativa europea, la quale, come già ho scritto più volte in questo blog, prevede l’uso del termovalorizzatore solo nell’ambito di una scala di priorità, il cui primo comandamento è “produrre meno rifiuti”, limitando al massimo “l’usa e getta” e il “turismo dei rifiuti”; e il secondo obbliga a riutilizzarli e recuperarli “come materia” senza bruciarli, attuando una vera raccolta differenziata, porta a porta e con adeguati controlli; solo a questo punto, per i rifiuti che restano e non possono essere riutilizzati in altro modo, si può ricorrere – ma è l’ultima opzione non certo la prima – a termovalorizzatori e discariche. Specie adesso che la Costituzione ha imposto con chiarezza che l’ambiente va tutelato “anche nell’interesse delle future generazioni”. Il che può avvenire solo se lasceremo alle future generazioni risorse da utilizzare: le risorse della natura, infatti, non sono infinite e quindi sono i rifiuti di oggi che dovranno costituire le risorse di domani.

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