La neve naturale quest’anno non si è vista praticamente mai, le temperature dell’inverno sono sull’altalena, gli impianti di risalita sono chiusi. Eppure il Comune di Frontone, in provincia di Pesaro, non ha alcuna intenzione di rinunciare al progetto di realizzazione di una cisterna interrata e forse pure di un bacino idrico per l’innevamento artificiale destinato a un comprensorio sciistico che va dai 560 metri di Caprile ai 1510 lungo il Monte Acuto, che fa parte del Gruppo del Monte Catria, lungo l’Appennino Umbro-Marchigiano. La stazione era stata chiusa nel 1989 per poi riaprire vent’anni dopo con la gestione della società Monte Catria Impianti. Attualmente sarebbero disponibili piste di difficoltà differente per una lunghezza complessiva di 12 chilometri, dei quali 9 con tracciati compresi da 550 a 1550 metri.

Sempre se nevicasse almeno ogni tanto: tutti gli impianti sono chiusi, comprese la seggiovia triposto in funzione da gennaio 2018 e quella quadriposto in funzione da gennaio 2022 e ancora i due tapis roulant. Di aperto c’è soltanto la cabinovia. La stagione invernale è iniziata l’8 dicembre, ma la neve ha fatto capolino solo con una spolverata quasi due mesi fa, come dice il sito del rifugio del Monte Catria a 1400 metri: ultima nevicata 16 dicembre 2023 e qualche timida spruzzata a gennaio. Alla voce innevamento non ci sono cifre né a quello “minimo” né a quello “massimo” e non è una dimenticanza. Nessuna delle webcam segnalate nella zona è attiva, ma le immagini postate negli ultimi giorni sui social dai rifugi sono eloquenti. “Non è caduta abbastanza neve per consentire l’apertura delle piste per lo sci da discesa – sottolineava in una nota l’associazione ambientalista La Lupus in Fabula qualche giorno fa – L’altalena delle temperature non permette nemmeno che le scarse precipitazioni nevose possano accumularsi nel tempo”.

Ma i molti indizi che arrivano dal cielo – avaro di fiocchi di neve e senza temperature adatte al mantenimento della neve – non bastano per il Comune di Frontone prendere atto che il progetto (nato del 2015) potrebbe essere stato superato dai tempi che cambiano. Col supporto economico della Regione Marche, l’amministrazione procede col progetto che prevede la realizzazione di una vasca interrata da 25x15x5 metri, per una capacità massimo di 1875 metri cubi, approvvigionata dalla sorgente Vernosa. “La soluzione consente di minimizzare l’impatto visivo e ambientale rispetto al contesto naturale circostante” assicura la relazione del progetto di fattibilità. “A costruzione ultimata – si legge ancora – la struttura verrà completamente rinterrata” e “la riprofilatura del terreno consente di creare uno spazio della pista utilizzabile per la pratica dello snow-board e quindi inserita nel contesto generale di praticabilità“.

Il costo presunto dei lavori è di poco più di 400mila euro. In tutto la Regione ha impegnato quasi 900mila euro: un’altra tranche sarà forse destinata alla realizzazione di un lago artificiale, grande come un campo di calcio e profondo fino a 7 metri alimentato dall’acqua piovana e da alcune fonti naturali, ad uso esclusivo degli impianti da sci e non anche degli animali al pascolo o del consumo umano. Questo secondo progetto forse sarà accantonato, ma non il proposito di provvedere con la neve artificiale all’innevamento delle piste. “Per ora – spiega il sindaco di Frontone Daniele Tagnani a ilfattoquotidiano.it – ho preferito non portare avanti il progetto del lago artificiale che andrà condiviso con la Regione e con gli altri Enti”. Il primo cittadino assicura che “la cisterna sotterranea sulla quale l’amministrazione si è concentrata, verrà utilizzata d’inverno, ma anche l’estate per le attività agricole”.

L’iter in queste settimane si trova all’esame dell’Unione Montana del Catria e Nerone per la valutazione della compatibilità ambientale rispetto ai numerosi vincoli presenti nell’area: paesaggistici, idrogeologici, floristici. E poi ci sono le tutele dovute alla Zona a Protezione Speciale e al Sito d’Interesse Comunitario. E’ anche per questo che il progetto deve scontrarsi col dissenso delle associazioni ambientaliste e culturali, che organizzano sit-in, manifestazioni e incontri pubblici. “Una montagna di soldi per devastare la montagna più bella della provincia di Pesaro e Urbino. Soldi scialacquati, che sono serviti unicamente ad alimentare i profitti delle ditte che hanno ricevuto l’affidamento dei lavori o che hanno fornito materiali e attrezzature” dichiaravano già due anni fa Lupus in Fabula, Cai Pesaro, Urbino e Fabriano, Italia Nostra Ancona, Lipu, Pro Natura Marche, Legambiente Urbino e Wwf Marche.

Per l’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane non ci sono dubbi. Si tratta dell’ennesima devastazione alla montagna. “Siamo in attesa di conoscere il parere dell’Unione Montana. Poi nel caso ci faremo sentire ancora. Ricorrendo a nuovi comunicati con le altre associazioni e promuovendo manifestazioni di protesta”, dice a ilfattoquotidiano.it il vicepresidente de La Lupus in Fabula, Claudio Orazi. Che non ha dubbi sulla circostanza che “piuttosto che puntare ancora su un turismo che mortifica il paesaggio, bisognerebbe fare scelte diverse. Esaltando il patrimonio naturale”. Un progetto insostenibile a detta delle associazioni ambientaliste. “Per produrre la neve artificiale non solo servono grandi quantità di energia e di acqua, ma è anche necessario che le temperature restino a lungo sotto lo zero termico. L’innevamento artificiale è sempre meno sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico”, scrive in una nota La Lupus in Fabula che avverte: se ci saranno i presupposti, non esiteremo ad impugnare tutto davanti al Tar. La contesa è solo cominciata.

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