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Riccardo De Rinaldis a FqMagazine: “Mameli sia da esempio per i giovani troppo concentrati sui social e sull’ego. Dobbiamo unirci per nuovi ideali, ci vuole coraggio”

Il giovane attore è il protagonista del film tv in due parti "Mameli", su Rai Uno stasera e domani 13 febbraio in prima serata. È uno dei nuovi esponenti della primavera del cinema italiano e a FqMagazine si racconta a tutto tondo

di Andrea Conti

Prima in “La lunga notte – La caduta del Duce” e stasera e domani in prima serata su Rai Uno con “Mameli”. È il momento d’oro dell’attore 24enne Riccardo De Rinaldi che presta il volto all’autore del nostro Inno Nazionale e alla sua storia immersa in un gruppo di giovani amici come Nino Bixio, Geronima Ferretti e Adele Baroffio animati dalla passione, dall’energia e dalla voglia di cambiare il mondo.

La Lunga Notte” e “Mameli” raccontano due Italie diverse che hanno lasciato un segno. Cosa hai imparato da queste due esperienze?
‘La lunga notte’ l’ho finita di girare sette mesi prima di ‘Mameli’ ed è stato un caso. Entrambi sono legati a questo filo invisibile che attraversa 100 anni di storia. L’impostazione rivoluzionaria è la stessa e cioè con l’obbiettivo di avere una Italia migliore. Ne ‘La lunga notte’ c’era molta più paura interpretavo Italo che ha visto il padre ucciso dai fascisti. Sa come funziona la guerra e vive nel mondo del tiranno. Mameli, invece, proviene dalla borghesia genovese e ha più possibilità, ha studiato ed è stato cresciuto da due genitori che gli hanno impartito ideali di libertà mazziniana. In entrambi i personaggi ritroviamo il ruolo importante degli amici.

La serie ci mostra giovanissimi mossi da ideali per la libertà, oggi per citare Liliana Segre “i giovani sembrano mossi dall’indifferenza”. Sei d’accordo?
Vorrei spezzare una lancia a favore dei giovani, quando si parla della percentuale astensionismo. Credo molto dipenda dal fatto che non c’è una legge che dia la possibilità ai fuorisede di votare. Io stesso ho vissuto questa esperienza. Ho la residenza a Pavia, ma abito a Roma. Quando ci sono state le elezioni, stavo lavorando e sarebbe stato per me impossibile tornare a casa per votare. Se me ne fosse stata data la possibilità allora lo avrei fatto, ovunque mi trovassi. Ma sarei anche stupido a non ammettere che c’è indifferenza in giro, anche io ne sono consapevole.

Da cosa dipende?
Questa generazione è concentrata sull’ego, è egocentrica e per colpa dei social sembrano tutti concentrati su se stessi. Non c’è senso di unità. Ci vuole un po’ di coraggio per essere fieri di essere parte di una Nazione e che insieme ci si può muovere spinti da nuovi ideali.

Quanto i social cambiano la prospettiva della visione della realtà?
Tanto perché c’è la rincorsa, tutti i giorni, a mostrare la parte migliore di noi sui social. A lungo andare questo atteggiamento ti cambia perché inizi a indossare una maschera e non si mostra più la parte più vera della nostra personalità e di noi stessi. Alle persone false preferisco le persone che dicono la verità.

Riesci a smascherare le persone false?
Molto bene. È un mio pregio.

C’è nel mondo chi muore ancora per la democrazia. Perché secondo te le guerre continuano a non insegnare nulla?
La sentiamo la guerra, ma non l’ascoltiamo. Ci sentiamo impotenti finché non ci tocca. Pensiamo non sia vera, nonostante sia vicinissima a noi. È orribile pensare che non ci sia una rivoluzione pacifica per cambiare le cose e non abbiamo il potere di farlo.

Perché non si ha la possibilità di cambiare il corso della guerra?
È sempre questione di soldi e di interessi da parte di chi prende le decisioni. Il potente, molte volte, è portato a seguire la via dell’individualismo.

Sei d’accordo con i manifestanti di nuova generazione che colpiscono le opere d’arte per far sentire la propria voce?
Sono contro la distruzione dell’arte perché è qualcosa che deve essere protetto e rappresenta il patrimonio culturale di una Nazione. Detto questo, capisco benissimo il loro punto di vista e non li biasimo. La loro protesta così clamorosa è l’ultima spiaggia. Loro dicono: non veniamo ascoltati e per farci ascoltare dobbiamo distruggere qualcosa. Non mi sento di dar loro torto.

Giacomo Giorgio, Nicolas Maupas, Damiano Gavino, Domenico Cuomo e tu siete alcuni rappresentanti della nuova primavera del cinema?
Sono tutti amici e sono contento. Penso proprio di sì e devo anche sottolineare che la Rai sta dando tante possibilità a noi di poterci cimentare in produzioni importanti. ‘Mameli’ ha un cast di giovanissimi e io ho un ruolo da protagonista. Sono stato molto fortunato e mi piace il fatto che il cinema oggi evidenzi come i giovani siano capaci di raccontare storie, al pari degli adulti.

Com’è nata la tua passione per la recitazione?
Ho iniziato a far provini da piccolo per gli spot pubblicitari grazie a mia mamma. Giocavo a pallavolo, sognavo di diventare astronauta, andavo al liceo…

Quindi tutta “colpa” di mamma?
Ma no (ride, ndr) mamma mi ha indirizzato ma è sempre stata onesta. Ad un certo punto mi ha chiesto cosa volessi fare nella vita e se quello che stavo facendo era realmente questo. Ma ti dico la verità facevo i provini non perché volessi diventare un attore, semplicemente perché mi veniva bene e mi veniva naturale. Poi mi sono innamorato del mio lavoro, amo anche andare al cinema, spegnere il telefono farmi risucchiare dalla storia. Insomma mi sono innamorato della sensazione che mi provoca il lavoro e mi sento bene quando sono sul set. Recitare mi fa sentire vivo.

Hai tatuato la triquetra in omaggio al telefilm cult “Streghe”. Da dove nasce la tua passione per l’esoterismo?
Da quando sono piccolo. Sono sempre stato attratto dalla magia, dalla parte esoterica dalla realtà, dall’ignoto che esce dai canoni della normalità. Mia nonna mi portava in vacanza a Cesenatico, quando ero piccolo, e quasi ogni giorno mi fermavo in libreria a leggere le trame dei libri per inventare delle nuova storie in testa. La fantasia è sempre stata parte di me, per fortuna.

Guardi molte serie tv?
Più che guardare le serie, ultimamente leggo molti libri fantasy.

Perché?
Mi appassionano e mi tengono concentrato.

In passato hai avuto un brutto rapporto con lo specchio. Come vanno le cose oggi?
Spero di farci pace nel futuro ed è difficile a causa di traumi passati. A volte il dismorfismo ritorna, ma adesso medito e faccio pace con me stesso. Ognuno di noi fa il suo percorso, nel mio caso sto facendo pace con lo specchio grazie anche al prezioso aiuto della psicoterapia che consiglio a tutti.

Come mai questo consiglio?
Non necessariamente perché si ha un ‘problema’ ma perché parlare con una persona che abbia un occhio esterno aiuta tantissimo e ti fa vedere le cose in maniera razionale. È utile per farti ritornare coi piedi per terra. Sarebbe bello se tutti potessero avere la possibilità di andare da uno psicologo gratis.

Il dismorfismo è una conseguenza del bullismo che hai subito?

Sì. Avevo una acne importante che poi ho curato. Ma, ripeto, sono successe tante cose nel mio passato che mi hanno reso oggi una persona migliore. Sono cresciuto e uscito dal buio.

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