Una corsa contro il tempo del governo per far costruire la pista da bob di Cortina, e una corsa contro il tempo delle associazioni ambientaliste per impedire che a questo scopo vengano abbattuti cinquecento larici nel bosco di Ronco. Un nuovo esposto è stato inviato alla Procura di Belluno nel tentativo di evitare che si avvii il taglio degli alberi secolari, provocando un danno irreversibile. A firmarlo sono tre organizzazioni: l’Ecoistituto del VenetoAlex Langer” con il presidente Michele Boato, Mountain Wilderness Italia con la presidente Adriana Giuliobello e PFAS.land Veneto con il coordinatore Alberto Peruffo. La lettera chiede di verificare la regolarità dell’affidamento diretto dei lavori di disboscamento, dal valore di 98.870 euro, alla società cortinese Lgb forestal service, di cui è titolare Luca Ghedina, fratello di Kristian, l’ex campione di discesa libera. Trattandosi di un incarico sotto la soglia di 140mila euro, il committente Simico (Società infrastrutture Milano Cortina) ha potuto assegnare i lavori a Lgb senza una gara d’appalto, qualificando la società come “operatore di comprovata esperienza nel settore”.

Gli ambientalisti però sostengono che l’azienda – costituita nel 2019 e registrata a maggio 2022 nell’albo delle imprese forestali del Veneto – abbia un capitale sociale molto modesto, considerate le garanzie da offrire sui potenziali danni se la verifica dei requisiti non sarà completata positivamente. Confortate dal parere di alcuni docenti dell’università di Padova, le associazioni contestano che, se la pista da bob è stata dichiarata “opera essenziale e indefettibile”, si possa dire altrettanto dell’intervento propedeutico consistente nel taglio dei larici. E sulla determina di assegnazione, pubblicata sul sito di Simico, non c’è alcun riferimento a licenze e progetti di disboscamento. Per questo l’esposto chiede ai pm, al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Treviso e alla Direzione difesa del suolo della Forestale, di verificare se si tratterà di un intervento su una superficie estesa e continua oppure dell’ampliamento di una fascia attorno alla pista già esistente. A questo riguardo, Paola Favero, già comandante del Reparto carabinieri per la biodiversità del Veneto, annota: “L’abbattimento del lariceto può causare un grave impatto ambientale, soprattutto se sarà eseguito un taglio a raso, che è proibito dalla legge. La delicatezza del luogo e l’importanza del bosco richiedono una ditta di provata affidabilità”.

È la terza volta in pochi giorni che la struttura di Cortina finisce all’attenzione della magistratura. Questa settimana il procuratore di Belluno Paolo Luca ha aperto un fascicolo (per ora contro ignoti) sullo smantellamento della vecchia pista: l’ipotesi è che possano essere stati distrutti beni storici protetti, in difformità rispetto alle autorizzazioni della Soprintendenza. Si è poi aggiunto un esposto della consigliera comunale di Cortina, Roberta De Zanna, che chiede di controllare se siano state effettuate le bonifiche belliche. Intanto nel paese cresce l’attenzione, con una maggiore presenza di forze dell’ordine, impegnate in controlli di accesso alla città: spesso un’auto dei carabinieri staziona nel piazzale del “Bob Bar”, punto di accesso per i cantieri. Come già durante lo smantellamento, sono state installate alcune telecamere per controllare i movimenti nel bosco, temendo forme di protesta a difesa dei larici. Su uno degli alberi è comparso un volantino anonimo con la scritta: “Sono un larice sano, non abbattermi. No pista da bob”. Sabato 10 febbraio si sono tenute due manifestazioni organizzate dal Comitato Olimpiadi insostenibili: un corteo a Milano e un presidio sotto il palazzo della Regione Veneto, al quale è stato appeso uno striscione con il fotomontaggio del governatore Luca Zaia vestito da sciatore e la scritta “Le Olimpiadi dell’insostenibilità” (video).

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