Ricordare il calcio di trenta, quaranta o cinquant’anni fa è un esercizio affascinante non tanto per la rievocazione di prodezze o virtuosismi che a ben vedere nessuno ha dimenticato, ma anche e soprattutto per quelle storie, quei dettagli che fanno da contorno e che negli anni magari passano in secondo piano. Gli incroci, ad esempio: ce ne sono di arcinoti, come la “fatal Verona” del Milan che se sconosciuta varrebbe un 2 in un’ipotetica interrogazione in “Storia del calcio italiano”, ma che il Verona degli anni ’80 fosse un incrocio importantissimo pure per Edino Nazareth Filho detto Edinho lo ricorderanno in pochi. Gol, ma anche autogol, sconfitte clamorose e un doppio palo ancora oggi tra i ricordi più vividi in merito al difensore di Rio. Se ci nasci, a Rio, il 5 giugno del 1955, appare quasi inevitabile che parte dell’infanzia sarà in spiaggia con un pallone: dicono che proprio il tempo passato a giocare a piedi nudi sulla sabbia contribuisca ad affinare il piedino dei brasiliani.

Edinho di certo ha un pregevolissimo destro ma soprattutto un’intelligenza sopraffina e quando si presenta al provino con la Fluminense, a 13 anni, quelle doti gli valgono il cancello del centro sportivo della Maquina Tricolor che si chiude alle sue spalle: “E chi lo fa uscire uno così?”. Comincia come attaccante, poi viene man mano arretrato fino alla linea difensiva, e come terzino comincia a giocare in quella squadra che ha la sua star in Rivelino, arrivando anche in nazionale. Gioca il mondiale del 1978 col Brasile e con la Flu diventa sempre più importante, fino a segnare il gol decisivo nella finale del Carioca 1980 al Vasco da Gama. E’ nella lista dei convocati anche nel 1982, ma stavolta da riserva di Oscar, e infatti non gioca molto: solo la gara contro la Nuova Zelanda del girone di qualificazione. In Italia intanto c’è chi pensa in grande: l’Udinese nell’estate 1981 era passata a Lamberto Mazza, presidente della Zanussi e l’ambizione è andare oltre la dimensione di provinciale.

Nella prima campagna acquisti arrivano il barone Causio dalla Juve, Carlo Muraro dall’Inter e per la difesa un brasiliano, Orlando “Lelè” dal Vasco Da Gama. Sotto la guida di Enzo Ferrari la squadra si salva senza grossi patemi, Lelè dopo un’annata non brillantissima torna in Brasile, ma la società nonostante il colpo non abbia dato i frutti sperati insiste sul fronte carioca; palesandosi l’opportunità di Edinho il patron Mazza e l’ad Dal Cin non ci pensano su troppo, portandolo a Udine. Con Edinho arrivano anche Massimo Mauro dal Catanzaro, Ivan Surjak dal Paris Saint Germain, Pietro Paolo Virdis dalla Juventus e Paolino Pulici dal Torino oltre a Roberto Corti dal Cagliari per la porta. La squadra di Ferrari gioca bene, e a metà campionato è in lizza per un piazzamento europeo: Edinho gioca da libero e spesso va a bersaglio essendo rigorista e tirando le punizioni. Proprio da una punizione di Edinho in quella prima stagione in Friuli deriva uno degli episodi più noti dell’esperienza del brasiliano in Italia: in un Udinese-Verona tira una bomba delle sue che finisce sul palo alla destra del portiere, percorre la linea di porta in tutta la sua lunghezza per poi colpire in maniera netta l’altro palo e tornare in gioco. Contribuirà a rendere storia quel momento il portiere veronese, l’iconico Claudio Garella, che era rimasto immobile in porta e ai microfoni dei giornalisti motiverà quel suo immobilismo con una battuta col solito atteggiamento tra il serio e il faceto: “Immobile? Ovvio, se mi fossi mosso il pallone mi sarebbe sbattuto addosso e avrei fatto autogol”.

Da difensore Edinho risulterà capocannoniere in quella stagione con 7 gol, seppur l’Europa sfugga per tre punti. Ma sogna in grande l’Udinese nell’estate successiva, quando arriva Zico e le ambizioni e le aspettative ovviamente si alzano. La presenza di Edinho è fondamentale per l’arrivo del “galinho”, ma nonostante l’attaccante faccia stropicciare gli occhi all’Italia con una stagione da 24 gol l’Udinese non decolla. Troppi gli stop, come a Verona 40 anni fa, quando Edinho fa prima autogol e poi si procura il rigore del pareggio che trasformerà Zico: una punizione di Guidetti al novantesimo condannerà però i bianconeri alla sconfitta. A Verona si fermerà anche il sogno di andare in semifinale di Coppa Italia. La conclusione è un anonimo nono posto. Addirittura peggiore sarà la stagione successiva: Zico segnerà solo 6 gol, Edinho 5, ma dando un contributo fondamentale per la salvezza. Sarà l’ultima stagione di Zico a Udine: la società ridimensiona le ambizioni, e riesce a salvarsi, nulla può quando passa nelle mani di Pozzo e inizia la stagione 1986/87 con nove punti di penalizzazione: Edinho resta, ma assieme ai compagni non riesce ad evitare la retrocessione. Torna allora in Brasile, prima al Flamengo, poi alla sua Fluminense e infine al Gremio dove chiude la carriera. Inizierà quella di allenatore, e poi quella di commentatore televisivo e di agente. Resta uno dei calciatori più apprezzati nella storia dell’Udinese con numeri inequivocabili: 128 presenze e 22 gol da difensore. Più quel doppio palo.

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