Speciale Festival di Sanremo 2024

Sanremo 2024, la serata di Teresa Mannino: “È una vita che mi preparo. Non al Festival ma a dire quello che penso”

Le parole al Tg1 più che una dichiarazione d’intenti sono una promessa di quelle che sanno di boccata d’ossigeno: i comici a Sanremo sono stati per anni una “tassa” riempi scaletta

di Francesco Canino

“Mi piaccio così come sono: riccia, spettinata e con il nasone”. Il grande giorno di Teresa Mannino a Sanremo è arrivato: è lei, infatti, la terza “co-co” di Amadeus ed è certamente lei la “quota imprevedibilità” di questa edizione. L’attrice siciliana sbarca sul palco del Teatro Ariston e porta in dote la sua comicità raffinata, che gioca da sempre sulla satira intelligente più che sui tormentoni facile (o la risata greve). Sarà lei a sparigliare le carte, a spezzare la liturgia festivaliera. “Sono prontissima perché è da una vita che mi preparo. Non a Sanremo ma a dire quello che penso”, ha detto al Tg1. Più che una dichiarazione d’intenti, una promessa di quelle che sanno di boccata d’ossigeno: i comici a Sanremo sono stati per anni una “tassa” riempi scaletta, con lei Amadeus gioca il jolly di quelli che ti svoltano la serata. E non solo. Ma com’è arrivata la proposta per sbarcare al Festival? Il conduttore l’ha “corteggiata” da lontano, in maniera soft con la complicità di Giovanna Civitillo, poi è andata a stanarla a teatro.

“Con lei siamo diventati amici di recente, la trovo divertentissima. L’ho sempre seguita nei suoi show e sentivo che era l’idea giusta per Sanremo. Ne ho parlato con mia moglie Giovanna e non Fiorello, temevo però, che Teresa non avrebbe accettato la mia proposta”, ha svelato Amadeus. Che qualche mese fa si è fatto coraggio e l’ha chiamata. La reazione della Mannino? Stupore e incredulità. “Allora sono andato a vederla a teatro, a Roma. Ho avuto la conferma che era veramente forte, che la sua comicità arrivava, piaceva. A fine spettacolo l’ho raggiunta in camerino: ‘Allora ci vediamo a Sanremo?’”.

E così siamo arrivati a giovedì 8 febbraio, la data x. Le aspettative sono alte, perché Mannino ha abituato il pubblico alla risata assicurata ma mai innescata da battute scontate. Dietro i suoi monologhi in tv o i suoi spettacoli a teatro c’è pensiero, ragionamento, capacità di guardare le persone, le situazioni, la vita da una prospettiva non banale. E proprio per questo ancora più gustosa. A far ridere ha cominciato da piccolissima, con le classiche “imitazioni degli altri: dello zio antipatico, del vicino di casa, dei professori. Avevo sempre la battuta pronta per stroncare qualcuno”. Era una bambina “perfida”, dice lei stessa, sicuramente una dalle idee chiare.

Amava i documentari, era fissata con i primati e così per la promozione in quinta si fa regalare una scimmia. I suoi genitori la accontentano, le portano a casa una bertuccia e lei ci rimane male, perché voleva uno scimpanzé. “La chiamai Gegè, scappò il giorno stesso per colpa di mio fratello: l’abbiamo vista per settimane saltare da un ramo all’altro nella campagna palermitana”. Poco dopo arriva Gegè 2 e ci resta un paio d’anni, “dentro una gigantesca voliera in campagna, con due alberi dentro. È stata con noi per due anni. Era bellissimo avere a che fare con lei. Poi è scappata”. Ma cosa voleva fare da grande la Mannino? Certamente non il medico, come suo padre. “A quello ci hanno pensato mio fratello e mia sorella. Io desideravo avere figli”, ha raccontato. Imbocca dunque un’altra strada, quella della Filosofia e si laurea all’Università di Palermo con 110 e lode, poi sposa il fidanzato milanese e si trasferisce al nord dove scopre la passione per la recitazione. Prima però si cimenta in lavori di ogni genere: fa l’apprendista-elettricista (“si trattava solo di andare a prendere le balle del filo, cose semplici”), poi la ceramista e infine lavora per il sito web di un chirurgo plastico. “Dovevo incrementare il numero dei pazienti, ma quando scrivevano li dissuadevo. Però ho selezionato io la segretaria: bravissima”.

Dal 1998 al 2001 studia al Teatro Carcano di Milano, dove debutta con uno spettacolo drammatico, Bernarda Alba di Garcia Lorca. Leggenda vuole che poco dopo il suo ingresso sul palco il pubblico sia scoppiato a ridere. Peccato stesse mettendo in scena drammatica. “Al Carcano di Milano, con la scuola di recitazione, non ho avuto grandi soddisfazioni: facevamo prosa e non era la cosa giusta per me. Detesto il teatro borghese, non lo vado a vedere, non mi interessa. Considero la mia vera ‘prima’ alle Colonne di San Lorenzo, quando improvvisammo una pièce con degli amici. Quando ho assaporato la risata, ho capito che era casa mia”. Anche il pubblico lo capisce, e la riconosce, e infatti le bastano una manciata di apparizioni per conquistare il suo spazio a Zelig (prima ancora di quello, aveva debuttato a Rai Radio 2), nei primi anni 2000, complici i suoi pezzi sulle difficoltà di inserirsi a Milano, da siciliana, tra psicodrammi, cliché e zampate d’ironia sorprendente. Ed ecco dunque arrivare in sequenza Zelig Off, Zelig Circus e Zelig, che conduce con Mago Forest, creando una coppia tra le più geniali. E poi ancora il Checco Zalone Show, Terrybilmente divagante e Se stasera sono qui, le serie tv da Il Commissario Manara a Il Commissario Montalbano. “Ho incontrato George Clooney, Michael Bublé… Ma l’unico che mi ha emozionato davvero è stato Andrea Camilleri: la cultura e il sapere mi mettono sempre un po’ di emozione e soggezione”, ha rivelato. Proprio sul set del docufilm sullo scrittore, Il maestro senza regole, ha conosciuto il suo compagno Paolo, un produttore cinematografico. “Quando mi sono innamorata di Paolo mi sono confidata con lui. Si era creato un rapporto molto forte, così gliel’ho detto, facendogli capire che sarebbe stato un casino. E lui mi rispose: ‘Non problematizzare’. Da allora è diventato il nostro mantra”. Nel suo curriculum ci sono programmi radiofonici, pubblicità e cinema. La sua giudice più severa? La figlia Giuditta. “Capita anche che sbotti: ma cosa stai dicendo. Mi fa ragionare”. Il suo amore professionale più grande? Il teatro. Nei suoi spettacoli racconta del tempo che passa, il giro di boa dei 50 anni (si definisce “una trentenne con vent’anni di esperienza”), il rapporto genitori e figli, quello tra uomini e donne. Nei suoi monologhi c’è un pezzo d’Italia, una fotografia dei tic e dei vezzi della nostra società. Una contro-narrazione irriverente e sagace, la stessa che certamente porterà sul palco dell’Ariston.

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