Il governo è pronto, resta solo da definire nei dettagli come mettere in sicurezza le ditte dell’indotto. “Abbiamo attivato tutto” per un’eventuale amministrazione straordinaria dell’Ilva. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso assicura che lo Stato ha predisposto la rete protettiva per garantire al massimo la riduzione dell’impatto economico e sociale di un’eventuale procedura concorsuale. Al siderurgico di Taranto restano pochi giorni prima di conoscere il suo destino e non si potrà temporeggiare perché, ad avviso dell’esperto indipendente che ha vagliato la richiesta di composizione negoziata della crisi, la cassa di Acciaierie d’Italia sarà esaurita a fine mese senza ulteriori interventi. ArcelorMittal e Invitalia, insomma, devono trovare una soluzione alla loro lite: accordo per l’uscita del socio privato, attualmente in maggioranza, o amministrazione straordinaria.

Le due società trattano ancora alla ricerca di una soluzione in extremis, come confermato dallo stesso ministro. Ma i margini di manovra sono strettissimi e Mittal ha finora fatto muro. Anche le ultime mosse del management non lascia intravedere spiragli. Urso ha sostenuto che l’ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli, espressione del gruppo franco-indiano, non si è neanche presentata in audizione davanti alla commissione Industria del Senato per l’esame dell’ultimo decreto Ilva. Il ministro si è detto stupito per l’assenza della manager, un sostanziale rifiuto, a suo avviso, di “dare informazioni che il Parlamento aveva chiesto, informazioni non date anche a Invitalia né ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria”. Quello che è “utile e necessario”, ha aggiunto il ministro, “è che ci sia la piena partecipazione di tutti”. La ricostruzione del ministro viene rigettata dall’azienda, che asserisce di non essere mai “stata convocata” e “conferma sin d’ora la sua partecipazione” se la commissione dovesse ritenerla opportuna.

Il ‘mistero’ potrebbe essere stato risolto dalle parole del presidente della commissione, Luca De Carlo (FdI). Il senatore ha chiarito che la società era stata convocata: “La commissione che presiedo ha provveduto ad invitare la presidenza Acciaierie d’Italia per essere ascoltata sui decreti Ilva”, ha detto. La presidenza di AdI è rappresentata da Franco Bernabè, espressione del socio pubblico Invitalia. “Contrariamente a quanto accaduto lo scorso anno – ha spiegato De Carlo – quando era presente l’amministratore delegato, la presidenza di Acciaierie d’Italia ha ritenuto di non aderire alla convocazione. Scelta verbalizzata nel corso della seduta dello scorso 30 gennaio. Raccolgo quindi con favore la rinnovata disponibilità e, vista la delicatezza del tema e l’importanza di raccogliere anche il loro punto di vista, comunico di essere pronto ad audirli in sede di Commissione già nella seduta di martedì prossimo”.

In sostanza, non sarebbe stata Morselli a rifiutare la convocazione ma Bernabè. Detto in altri termini: Invitalia e non Mittal. “Mi auguro che tutto il sistema Paese, così come sta avvenendo, si muova insieme per salvaguardare questo asset strategico così fondamentale, dimostrando che l’Italia ha una chiara e condivisa politica industriale. Ma per fare questo serve che tutti collaborino fornendo anche le informazioni necessarie”, ha spiegato Urso in una sorta di invito all’ad di Acciaierie d’Italia che in questi giorni ha preferito rimanere a Taranto, presentandosi perfino al presidio dei lavoratori delle ditte dell’indotto in sciopero per gli stipendi non pagati da due mesi.

Le possibilità di un’intesa sono ridotte al lumicino, ma non sepolte. Invitalia può tecnicamente chiedere l’amministrazione straordinaria da mercoledì, ma non lo ha ancora fatto. Bisogna “anche attendere il confronto con gli azionisti, che è tutt’ora in corso, e che potrebbe portare eventualmente a una soluzione che deve in ogni caso garantire il rilancio produttivo, occupazionale e la riconversione ambientale”, ha sottolineato Urso spiegando che “la strada per l’amministrazione straordinaria è stata aperta”. Se non ci fossero novità, “dopo aver messo in salvaguardia i crediti delle imprese procederemo nella direzione del commissariamento”, ha avvisato. “Tutti gli strumenti per il commissariamento sono stati attivati” e l’architettura normativa ha “superato anche il vaglio del Tribunale di Milano”, che ha respinto le richieste di inibizione presentate dalla stessa Morselli.

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