Da parte di Hamas c’è “una risposta positiva” sull’intesa per gli ostaggi israeliani a Gaza. Lo ha annunciato il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani sottolineando che il sì del gruppo palestinese riguarda la proposta sostenuta dagli Stati Uniti di liberare gli ostaggi in cambio della sospensione della guerra nella Striscia di Gaza. Ma la reazione di Israele è stata tutt’altro che positiva. Fonti di Tel Aviv parlano di “condizioni impossibili”. Hamas chiede infatti il “cessate il fuoco” definitivo. E l’ufficio del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu commenta solo con poche parole: “La risposta di Hamas è stata trasmessa dal mediatore del Qatar al Mossad. I suoi dettagli vengono attentamente valutati dai funzionari coinvolti nei negoziati”. Una risposta “un po’ oltre il limite” l’ha definita Joe Biden. Il presidente degli Stati Uniti rispondendo alle domande dei giornalisti alla Casa Bianca ha comunque commentato con un “ci stiamo ragionando”.

“Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas riguardo al quadro generale dell’accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva”, ha detto il premier del Qatar nel corso della conferenza stampa a Doha con il segretario di Stato Usa Antony Blinken. La reazione di Tel Aviv è arrivata tramite fonti israeliane alle testate giornalistiche. La tv Canale 12 ha parlato di “risposta di Hamas negativa nella sostanza”. Altre fonti autorevoli di Tel Aviv citate da Ynet hanno sostenuto che “Hamas ha detto sì al quadro dell’accordo ma ha posto condizioni impossibili. Non cesseremo i combattimenti“. Secondo quanto reso noto dallo stesso gruppo palestinese, Hamas chiede un “cessate il fuoco globale e completo, la fine dell’aggressione, la garanzia di soccorsi, riparo, ricostruzione, la fine dell’assedio della Striscia di Gaza e il completo scambio di prigionieri”.

Il nodo di un cessate il fuoco totale e del ritiro dell’esercito dalla Striscia è da sempre l’ostacolo maggiore alla concretizzazione di un possibile accordo, visto che il governo di Netanyahu considera queste condizioni di Hamas “inaccettabili”. Ora tocca a Blinken – che è arrivato in Israele dopo la sua spola diplomatica tra Arabia Saudita, Egitto e Qatar – cercare di smussare le posizioni. Alcuni commentatori hanno sostenuto che punterà molto sulla promessa di una normalizzazione delle relazioni tra Riad e Gerusalemme. Il segretario di Stato statunitense ha fatto presente che discuterà con Israele la risposta di Hamas sull’accordo. Nella conferenza stampa in Qatar Blinken ha poi ribadito che è “essenziale” raggiungere l’intesa sugli ostaggi tra Israele e Hamas: “C’è ancora molto lavoro da fare, ma continuiamo a credere che un accordo sia possibile, e anzi essenziale”, ha affermato Blinken.

Lunedì era arrivato l’altolà di Benyamin Netanyahu: Israele non avrebbe accettato alcun accordo sugli ostaggi che modifichi i termini di quello precedente. Un’eventuale intesa che rimaneva comunque al palo perché mancava ancora la riposta di Hamas alla proposta mediata a Parigi da Usa, Qatar ed Egitto. Il premier israeliano ha più volte ribadito che Tel Aviv non accetterà un accordo “ad ogni prezzo”. In particolare, “il rapporto di scambio fra ostaggi e detenuti palestinesi deve essere simile a quella dell’accordo precedente”, e cioè di 1 a 3 come nell’intesa che aveva portato alla tregua a Gaza di fine novembre, ha ribadito Netanyahu. Secondo alcune fonti Hamas e Jihad islamica chiedeva, invece, lo scambio di un ostaggio israeliano per 35 palestinesi. Tra l’altro Hamas – sempre secondo dichiarazioni di suoi esponenti – ha evocato che siano rilasciati detenuti di alto livello, come ad esempio Marwan Barghouti, condannati a vari ergastoli in Israele per attentati terroristici.

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