Almeno 32 dei 136 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas sono morti. Lo afferma il New York Times che ha visionato una valutazione interna dell’esercito israeliano. Di questi 32, secondo quanto hanno detto quattro ufficiali militari al Nyt, è stata confermata la morte e Israele ha già informato le famiglie. E si starebbero verificando anche notizie di intelligence secondo cui almeno altri 20 ostaggi sono stati uccisi. L’esercito israeliano ha dichiarato al giornale statunitense che la maggior parte di questi è stata uccisa il 7 ottobre, il giorno degli attacchi di Hamas.

Una notizia confermata anche dall’associazione dei familiari degli ostaggi che però sottolineano che le Forze di difesa israeliane avevano comunicato loro – prima della pubblicazione dell’articolo del New York Times – che 31 (e non 32) degli ostaggi ancora detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza sono morti. L’Hostage and Missing Families Forum afferma che “prima che l’articolo fosse pubblicato, gli ufficiali avevano comunicato a tutte le famiglie dei rapiti che non vi era alcun cambiamento nella valutazione della situazione”, riporta il Times of Israel.

Intanto nella Striscia di Gaza prosegue la guerra. Circa 10 persone sono state uccise e altre 10 ferite in un attacco aereo israeliano contro la casa dove abitava una famiglia, a est del campo profughi di Jabalia, nel nord di Gaza, secondo quanto riporta al Jazeera. Continua così costantemente a crescere il bilancio delle vittime: sarebbero già oltre 27.585 i palestinesi uccisi e 66.978 feriti negli attacchi israeliani su Gaza dal 7 ottobre, secondo i dati diffusi dal ministero della Sanità di Gaza. Ben 127 morti e 143 feriti solo nelle ultime 24 ore.

Tutto questo mentre Hamas punta il dito contro il presidente dell’Argentina. Javier Milei ha, infatti, confermato la sua intenzione di trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Hamas ha “condannato con forza” il suo annuncio. “Una decisione sbagliata e ingiusta“, ha scritto la fazione islamica su Telegram chiedendo di “invertire” la scelta che “fa dell’Argentina un partner dell’occupante sionista nelle sue violazioni contro il popolo palestinese e i suoi diritti nazionali”.

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