Le persone più povere che si ammalano di cancro hanno un rischio di morte maggiore di quelle benestanti. In Italia, infatti, il 26% dei pazienti oncologici, oltre alla malattia, è costretto a fronteggiare anche problemi di natura economica. Durante il trattamento, più di un paziente su quattro incorre in un peggioramento della sua situazione finanziaria. E vede le sue probabilità di guarigione ridursi: nei mesi e negli anni successivi alle cure, queste persone avranno un rischio di mortalità maggiore del 20% rispetto agli altri pazienti affetti da patologia neoplastica. È la “tossicità finanziaria”, l’ennesimo esempio di disuguaglianza presente nel nostro Paese, descritta da uno studio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom).

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La tossicità finanziaria, tipica dei sistemi sanitari di natura privatistica, come quello statunitense, è diventata un problema rilevante anche in Italia, nonostante sia presente un sistema universalistico. Nel nostro Paese, infatti, la tossicità finanziaria non è tanto correlata ai costi necessari per le cure. Quanto, per esempio, alle ripercussioni che la patologia ha sulla vita lavorativa del malato, del suo caregiver o in generale della sua famiglia. O alle spese che devono essere sostenute per recarsi nei luoghi di cura, come spiega il presidente dell’Aiom, Francesco Perrone: “Questo non riguarda solo i casi estremi di migrazione sanitaria da Sud a Nord – commenta -. I problemi possono nascere anche per raggiungere dalla provincia i centri specialistici nelle grandi città”.

Nel 2022, in Italia quasi 28mila pazienti oncologici hanno cambiato regione per curarsi. Principalmente per sottoporsi a un intervento chirurgico, ma anche per accedere a terapie più efficaci o a programmi di screening. Tra le voci di spesa che devono sostenere i pazienti oncologici ci sono – oltre quelle che riguardano un eventuale ricorso alla sanità privata – anche quelle relative all’acquisto di farmaci supplementari e integratori. Infine, devono essere messi a bilancio anche i trattamenti aggiuntivi utili, come per esempio la fisioterapia, difficile da praticare nel sistema pubblico.

Lo studio, inoltre, sottolinea che esiste una relazione tra la mortalità delle patologie neoplastiche e il livello di istruzione del paziente oncologico. La scolarità è una determinante socioeconomica in grado di influire sulla prognosi della neoplasia: circa un quarto delle morti per cancro nel nostro Paese è associato a bassi livelli di istruzione. Sia per il fatto che questi sono spesso correlati a un reddito inferiore, sia per l’impatto che hanno sul sistema di prevenzione. “Le persone con un alto livello di istruzione – dichiara Saverio Cinieri, presidente Fondazione Aiom – dispongono di più strumenti per comprendere l’importanza della prevenzione, per interpretare le informazioni utili sui sintomi della malattia e per adottare comportamenti che possono influire sull’efficacia delle terapie”.

Per Cinieri è necessario promuovere campagne mirate per far sì che le persone adottino consapevolmente uno stile di vita sano e attivo, a tutte le età. “La sedentarietà disegna un gradiente sociale a svantaggio delle persone con maggiori problemi economici o bassa istruzione, fra le quali raggiunge il 43% rispetto al 25% dei cittadini che non vivono questa condizione – spiega il presidente della Fondazione -. L’obesità è pari al 17% fra gli individui con svantaggio sociale rispetto al 9% di chi non ne riferisce”. Stesso trend anche per quanto riguarda la diffusione della dipendenza da nicotina. Nel 2022, la prevalenza del fumo fra le persone con molte difficoltà economiche era pari al 37%, analoga a quanto si osservava nel 2008. Mentre fra i benestanti in questi 14 anni la quota di fumatori è scesa dal 27% al 22%. Infine, conclude Cinieri, oltre alla prevenzione primaria “è necessario migliorare, soprattutto nelle Istituzioni, la consapevolezza del legame fra inquinamento atmosferico e cancro”.

Lo studio è stato presentato alla vigilia della Giornata mondiale contro il cancro (World cancer day), che si celebra il 4 febbraio, in occasione del convegno nazionale “Close the Care Gap”. L’iniziativa è promossa, oltreché da Aiom e la sua Fondazione, dall’Istituto superiore di sanità, per sensibilizzare i decisori politici e gli amministratori che possono mettere in campo politiche di cambiamento. “È importante che nessun cittadino, dalla prevenzione all’accesso alle cure, sia lasciato indietro. Per questo chiediamo più investimenti e più personale, anche per liberare i clinici dai troppi adempimenti burocratici – spiega ancora Perrone -. L’Oncologia è un cardine del Servizio Sanitario Nazionale, ma va sostenuta con misure strutturali”, conclude.

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