La guerra dell’acqua. È quella che si combatte in Spagna a causa di una siccità che, nel pieno dell’inverno, sta cambiando le abitudini nelle città e mettendo a dura prova le colture nelle campagne.

Chi fa sport nelle palestre di Barcellona deve fare i conti con le restrizioni dei servizi doccia, gli agricoltori del centro e del sud del paese si aggrappano a qualunque stratagemma per attingere acqua da destinare all’irrigazione dei campi.

In queste ore il sindaco di Barcellona Jaume Collboni ha messo a punto il Plan Especial de Sequía. Dal 1° febbraio scatta la Fase I, con limite di consumo giornaliero di 200 litri per persona e restrizioni nell’uso dell’acqua nel lavaggio delle auto, nella pulizia delle strade o nell’innaffiamento di parchi e giardini. I catalani puntano spesso gli occhi al cielo sperando che qualche velatura sia presagio di nuvole che portano pioggia; ma perché si registri una inversione di tendenza non bastano spruzzi sporadici, occorrerebbero precipitazioni copiose per 30 giorni consecutivi. E di certo vedere una primavera anticipata nei “giorni della merla” non è un segnale incoraggiante.

I prossimi due mesi saranno decisivi: l’incremento continuo del carico turistico – la Spagna è ai vertici mondiali dell’accoglienza – potrebbe accelerare l’estensione delle restrizioni ai rubinetti domestici. E’ la fase III, quella più dura, che prevede ulteriori misure, quali l’inibizione dell’uso delle docce in spiaggia, la chiusura delle fontane ornamentali, drastiche riduzioni nei cantieri edili, nelle attività agricole e negli opifici industriali.

È la peggiore siccità da quando esistono sistemi di rilevamento. La Agencia Catalana del Agua (ACA) ha fissato una data precisa di inizio della “grande sete”: il 1° dicembre 2020, momento dal quale le piogge hanno iniziato a scarseggiare. Oggi si contano ben 38 mesi (più di mille giorni) senza precipitazioni significative. Sul finire del 2020 le riserve si mantennero all’86%, alimentate dalla “tormenta Glòria” e dal deficit di presenze turistiche a causa della pandemia.

Il primo allarme fu decretato nel febbraio 2022 dalla Generalitat, il governo regionale, per le riserve del Ter-Llobregat, sistema che alimenta il capoluogo e tutta la sua cintura urbana. Le precipitazioni in Catalogna sono crollate, ridotte a meno della metà, e i tipici fenomeni atmosferici di Levante, che da sempre si registrano nelle zone di frontiera con la Francia, sono del tutto sfumati. Gli esperti spiegano che nel bacino di Cap de Creus è l’instabilità la base della “pioggia del Levante”, una condizione favorevole che si configura quando nella provincia di Girona arriva l’aria marina carica di umidità, fenomeno che non si è ripetuto negli ultimi anni.

Gli invasi ora sono visibilmente ridimensionati, fermi al 18%, e nella fase III potrebbero entrare in azione navi cisterna per il rifornimento alla città di Barcellona. Soluzione d’emergenza, già adottata nel 2008, che è poco più di un palliativo: il vero obiettivo è azionare la politica della solidarietà territoriale, portare l’acqua in Catalogna da territori che, seppur vivendo anch’essi la crisi, dispongono di risorse idriche più corpose.

Nella regione di Murcia molti temono l’innesco di una “guerra tra poveri”, tra regioni riarse private di un elemento essenziale. Per evitarla i politici locali spingono per un diretto coinvolgimento dell’Unione europea, chiamata ad adottare indennizzi e misure compensative.

Il settore turistico è in pre-allarme e teme una frenata, i porti commerciali stanno rivedendo i piani per la somministrazione di acqua alle compagnie di navigazione. Aena, la società che gestisce l’aeroporto El Prat, ha avviato da tempo una campagna ritagliata per i passeggeri in arrivo per un consumo responsabile.

L’agricoltura, altro polmone economico del paese, è già in ginocchio: non poche aziende hanno ridotto le aree di terreno coltivato per gli investimenti improduttivi. Molti agricoltori delle regioni centrali, come Castiglia-La Mancia, ricorrono ad ogni tipo di espediente per superare misure restrittive nell’irrigazione dei campi: occultamento di pozzi, derivazioni sotterranee, magneti sui contatori. Trucchi o frodi contro cui combatte una speciale battaglia il Seprona (Servicio Protección Naturaleza), corpo della Guardia civil che si avvale di foto satellitari e ispezioni notturne.

Una vera guerra per l’acqua.

Dutxa’t en 3 minuts” si legge in catalano in questi giorni sulle pareti delle palestre, “Save water during your stay” si raccomanda su un grande schermo al led ai visitatori internazionali degli eventi in corso alla Fiera di Barcellona. E se non cambia, gli sforzi per la sensibilizzazione dovranno intensificarsi: a fine febbraio saranno oltre 95mila i partecipanti al grande evento del Mobile World Congress.

Articolo Precedente

Catalogna, emergenza siccità: acqua razionata a 6 milioni di persone, anche a Barcellona

next
Articolo Successivo

Carne coltivata, il pasticcio: l’Italia ha adottato la legge in anticipo, ora è a rischio inapplicabilità. Lollobrigida sereno, opposizioni: ‘Figuraccia’

next