di Stefano Briganti

“L’Ucraina è diventata il campo di battaglia per l’America e per il suo stesso futuro… per la nostra posizione difensiva e preparazione, per la nostra reputazione e leadership. Un mondo in cui Putin possa intestarsi una vittoria in Ucraina è un mondo in cui la posizione degli Usa viene diminuita”.

Questa affermazione è in una intervista a Politico fatta da Fiona Hill, una tra i più preparati analisti delle politiche russa e americana. Queste parole, affiancate ad altre dichiarazioni di Biden nel 2022-23, ben esprimono la ferrea volontà degli Usa di voler mantenere l’egemonia nella guida del mondo. Si conferma che ciò che Washington, con il suo coinvolgimento sui campi di battaglia ucraini, sta perseguendo, è un proprio interesse geopolitico e che la difesa del diritto internazionale, la sovranità territoriale dell’Ucraina o “valori democratici e occidentali” sono solo dichiarazioni politiche di facciata.

Continua la Hill nella sua intervista: “Ciò che dobbiamo far qui è cercare la miglior soluzione diplomatica possibile, una in cui l’Ucraina divenga una risorsa piuttosto che una responsabilità, dove possiamo utilizzare la guerra in Ucraina per stabilizzare il sistema internazionale”.

La Hill mette in evidenza la freddezza della strategia Usa quando afferma che l’Ucraina debba essere considerata una “risorsa” (asset) e non una “responsabilità” (liability). Una risorsa per ottenere cosa? La risposta è nell’intervista. Per gli Usa-Ue è poter dimostrare che la loro leadership è salda e affidabile, capace di fornire fiumi di armi per anni senza ripensamenti e di scatenare guerre economiche che possano mettere in ginocchio il sistema economico degli Stati “nemici”. E’ anche dare garanzia a Giappone e Corea del Sud che, quando si aprirà il fronte Cina-Taiwan, gli Usa-Ue si comporteranno come hanno fatto con l’Ucraina.

In tre anni di guerra, il North Globe ha fornito a Kiev supporto per 170 miliardi di dollari di cui 90 solo di armi. Ha lanciato una guerra economica contro Mosca con oltre 13.000 sanzioni. Ha congelato fondi sovrani e privati russi per oltre 300 miliardi di dollari e portato la Russia ad un default artificiale. Nonostante questo “volume di fuoco” occidentale, la Russia mantiene la sua posizione nei territori del Donbass e ha chiuso il 2023 con oltre il 3% di crescita di Pil. La controffensiva ucraina è stata fallimentare come ammesso da Zaluznyi e dal Pentagono. Insomma la strategia occidentale di portare Kiev ad un tavolo negoziale in posizione di forza rispetto a Mosca è fallita ed è impossibile pensare di mettere sul piatto altri 200 miliardi di dollari per altri tre anni di conflitto che non cambierebbero le cose.

La situazione si è talmente spinta avanti che la logica di un “vincitore e un vinto” è ormai irrealistica. Gli Usa ora hanno necessità di disimpegnarsi e lasciare che sia l’Europa a confrontarsi con la Russia post-guerra nei prossimi decenni. La miglior situazione diplomatica possibile che Washington sta studiando è quella di “congelare il conflitto” sul modello della Corea; fornire a Kiev il supporto necessario a mantenere la posizione così da non poter essere accusati di “aver abbandonato l’Ucraina”; proporre a Putin di rinunciare all’idea di una Ucraina non-Nato e a Zelensky di lasciare sotto il controllo di Mosca i territori occupati.

La nuova linea di confine, tipo il 45esimo parallelo coreano, sarà quella dell’attuale fronte. Il Kosovo e la Serbia saranno niente al confronto del Donbass e l’Ucraina. Per questo Washington ha detto all’Europa di iniziare a suonare i propri tamburi di guerra resuscitando proclami e chiamata alle armi per una inevitabile guerra (Pistorius dixit) contro la Russia da evocare sin da ora. La Nato, con l’esercitazione “Steadfast Defender 2024” da 90.000 uomini, ha usato per la prima volta scenari di esercitazione dove il nemico è esplicitamente la Russia. E’ questo il concetto di “stabilizzazione del sistema internazionale” made in Usa a cui la guerra in Ucraina dovrebbe portare?

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