Un ulteriore surreale sviluppo al Teatro di Roma, dove martedì sera, per la prima volta dopo la forzatura della destra volta a nominare Luca De Fusco direttore generale (in assenza del presidente e di un membro del Cda), si è tenuto il consiglio d’amministrazione: all’ordine del giorno, la nomina di De Fusco stesso, dato che per ottenere i fondi ministeriali del Fondo Unico per lo Spettacolo, il teatro deve avere un direttore in carica entro il 31 gennaio.

In contemporanea al Cda, all’esterno del Teatro Argentina si è riunito un altro sit-in in difesa del Teatro di Roma, animato dalle realtà culturali della città: Arci, Spin Time, Angelo Mai e tante altre associazioni e compagnie. Un sit-in sulla falsa riga e in continuità con quello del 21 gennaio, a cui avevano partecipato anche l’assessore alla Cultura di Roma Miguel Gotor e il presidente della fondazione Teatro di Roma Francesco Siciliano, contro il blitz del centrodestra che aveva imposto un “suo” direttore ai principali teatri romani. Stavolta l’obiettivo era un’assemblea pubblica sul futuro del Teatro. Ma, due settimane dopo, la musica è ben diversa: nel Cda è scoppiata la pace, la nomina di De Fusco è diventata necessaria per non perdere i fondi del Fus. E quindi i manifestanti, che volevano svolgere l’assemblea dentro il Teatro Argentina, hanno trovato la polizia in antisommossa schierata ad aspettarli. E il presidente Siciliano stavolta non era al presidio, anzi, è uscito dal Teatro per redarguirli, spiegando che non è possibile “assediare un teatro come state facendo voi, bloccando le prove della compagnia che debutta domani”, sotto le urla di “vergogna, vergogna” di chi protestava. “Avevamo chiesto di fare quest’assemblea a Siciliano e Gotor già diverso tempo fa. Ieri Siciliano ci ha comunicato che non sapeva quando sarebbe stato possibile, ‘forse in primavera’. Non è accettabile, chiediamo di farla oggi”, ha dichiarato Vito Scalisi, presidente di Arci Roma: “Qualcuno ci spieghi chi ha chiamato la polizia a chiudere uno spazio nostro, di tutti”. I manifestanti sono rimasti per ore in attesa dell’ok a entrare in teatro, ma in serata è arrivata la comunicazione che l’assemblea si terrà invece giovedì alle 15 in Campidoglio.

Il blitz d’occupazione della destra sembra un lontano ricordo, seppur il nome sul tavolo sia esattamente lo stesso, seppur con un nuovo co-direttore gradito al Comune al suo fianco. “La riunione di oggi del Cda e l’approvazione del bilancio mettono fine a una fase difficile e anche aspra” ha dichiarato al termine del Cda Francesco Siciliano, Presidente della Fondazione: “La conclusione di questa vicenda è, a mio giudizio, non una soluzione di mediazione, ma la scelta della forma migliore per la gestione e la vita di un organismo complesso come è il Teatro di Roma”. Nel frattempo, dopo che per il nuovo nome di direttore generale del Teatro (carica che nascerà ad hoc per accontentare sia il centrodestra sia il centrosinistra, attraverso una modifica dello statuto della Fondazione) già domenica si era sfilato Onofrio Cutaia, il nome a cui era destinata la carica. Si è sfilata anche Paola Macchi, nome che era stato fatto circolare come sostituzione: “Ringrazio ma resto a Spoleto”. La quadra intorno alla dirigenza di uno dei più importanti teatri italiani, dopo 10 giorni di trattative, ancora non c’è.

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