Come se non fosse bastato il blitz in Consiglio di amministrazione per la nomina, il day after della polemica attorno alla scelta di Luca De Fusco alla guida del Teatro di Roma viene condita da nuove accuse. Riguardano la corposità dello stipendio e la durata del mandato. E arrivano direttamente dal presidente della Fondazione, Francesco Siciliano, messo all’angolo, insieme alla consigliera del Comune Natalia di Iorio, dai membri de Cda nominati dal centrodestra.

Mentre si mobilita anche il mondo degli artisti, il presidente del Teatro di Roma mette al centro del dibattito la “contrattualizzazione” di De Fusco. Una questione di metodo e di merito, spiega in una lunga nota. Siciliano racconta che durante la riunione – in sua assenza – è stato sostanzialmente deciso con un “atto oggettivamente senza precedenti” di “assegnare il potere di sottoscrivere il contratto” a un “componente del Consiglio di amministrazione diverso dal sottoscritto”. Il tutto nonostante, prosegue, “le mie prerogative statutarie come presidente della Fondazione impongano al Consiglio di amministrazione di rispettare la mia funzione – non sostituibile – di legale rappresentante della Fondazione stessa e, più in generale, di soggetto deputato alla esecuzione delle decisioni del Consiglio di amministrazione”.

Non si tratta dell’unica critica di Siciliano, perché – continua – il Cda non ha deliberato la durata e il compenso per l’incarico ma ha “affidato a uno dei componenti del Consiglio di amministrazione una delega in bianco con il compito di individuare simili fondamentali parametri”. Quali? Si tratta di un’ipotesi, sottolinea il presidente, ma sarebbe totalmente fuori da ogni parametro: “Sembrerebbe si stia ipotizzando un contratto di cinque anni con 150mila euro di compenso (oltre ai compensi per le regie). Una simile scelta implicherebbe una decisione oggettivamente esorbitante rispetto ad una normale progettualità triennale di qualunque teatro e, per di più, risulterebbe sproporzionata rispetto a qualunque limite di ragionevolezza”.

Anche perché, ricorda il presidente Siciliano, De Fusco arriva dal Teatro stabile di Catania, definito “assolutamente comparabile” per volume di affari al Teatro di Roma, dove “percepisce circa 68mila euro”. Il suo compenso verrebbe quindi “triplicato”. Una lievitazione che, sottolinea il presidente della Fondazione, “resta dunque priva di qualunque giustificazione e potenzialmente rappresentativa di un danno per il Teatro di Roma per le sue risorse che, lo ricordiamo provengono per 6 milioni e mezzo dal Comune di Roma e per poco più di un milione dalla Regione Lazio”. Da qui il suo avviso: “Ho quindi invitato – conclude Siciliano – tutti i consiglieri e i sindaci ad intervenire e a desistere dal proposito sopra descritto, altrimenti saranno valutate tutte le azioni conseguenti”.

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