La televisione è oggetto sensibile nella maggioranza di governo. Soprattutto quando si parla di affari e di investimenti. Così è in atto uno scontro nell’esecutivo sulle quote di investimento che le piattaforme streaming (Netflix, Amazon, Disney) dovrebbero garantire a produzioni indipendenti, e quindi italiane: il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e Fratelli d’Italia spingono per mantenere la quota al 20% per tutelare “la cultura nazionale”, mentre la Lega offre una sponda alle piattaforme multinazionali e oggi chiederà in Parlamento. di abbassare la soglia degli investimenti obbligatori.

Uno scontro sotto traccia che ha impedito al ministro Sangiuliano di inserire l’obbligo nel Testo Unico sui servizi media audiovisivi approvato in Consiglio dei ministri e in discussione in commissione Cultura alla Camera. Ma nonostante questo, in sede di approvazione parlamentare, i meloniani vorrebbero inserire un impegno preciso che preveda un obbligo di investimento pari al 20% nel 2024 e 25% nel 2025 in produzioni indipendenti italiane. Una questione a cui guardano con interesse anche Rai e Mediaset che da tempo sono preoccupate per la concorrenza delle grandi piattaforme streaming che ormai sono entrate pienamente nella raccolta del mercato pubblicitario. Ma la Lega si oppone e oggi nel parere della commissione Affari Europei della Camera proverà ad abbassare questa soglia al 15%: “A nostro avviso stiamo andando un po’ troppo oltre, dobbiamo abbassare l’obbligo in linea con la media europea – spiega il deputato del Carroccio Stefano Candiani, vicino a Matteo Salvini – questo perché si rischia l’effetto contrario: ovvero che le piattaforme preferiscano non investire più in Italia e andare a farlo all’estero”.

Una posizione con cui i sovranisti del Carroccio offrono una sponda politica alle piattaforme di streaming che stanno facendo un’intensa attività di lobbying per far abbassare la soglia degli investimenti. “Va bene la semplificazione ma bisogna ridurre la quota degli investimenti” ha detto Dario Alfieri di Walt Disney Italia nell’audizione di martedì in commissione Cultura della Camera. Oggi si capirà chi avrà la meglio nello scontro politico. “Il sistema delle quote è importante ma va semplificato perché non è chiaro, spiega Laura Orrico, deputata M5S in commissione Cultura. “Un report di Agcom ci dice che chi è destinatario di queste quote spesso è in mano a holding straniere quindi non si riesce a tutelare la produzione indipendente italiana. Per noi è giusto che una parte dei guadagni delle piattaforme vengano reinvestiti in opere italiane”.

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