La revoca ad Annamaria Bigon della delega di vicesegretaria provinciale di Verona del Partito democratico – dopo la sua astensione sul disegno di legge regionale sul fine vita (costato la bocciatura del provvedimento) – diventa un caso nazionale. Nonostante in una nota congiunta il segretario regionale del Veneto Andrea Martella e il responsabile nazionale dell’Organizzazione del Pd Igor Taruffi hanno sottolineato che “la scelta del segretario provinciale del Pd di Verona, Franco Bonfante, non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta in totale autonomia“, il caso Bigon valica i confini veneti.

Per i cattolici dem Stefano Lepri e Silvia Costa si tratta di una scelta “irragionevole” e che “segnala una grave incapacità di tener conto” che “la libertà di coscienza è garantita espressamente dallo Statuto del Pd”. E contro la decisione del segretario provinciale del Pd di Verona si schierano anche alcuni big del partito. Per il senatore Graziano Delrio si tratta di “un brutto segnale“: “È certamente decisione sua (di Bonfante, ndr), come rivendica e come chiarito dai vertici regionali e nazionali del partito, ma resta inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee e non può essere accettato”. Delrio conferma ad Annamaria Bigon anche la sua “vicinanza e condivisione per le scelte compiute in piena libertà”.

Sottolineando di non avere “personalmente condiviso la decisione di Anna Maria Bigon”, con la sua astensione in aula, Debora Serracchiani sottolinea che “su un tema come il fine vita nel Partito democratico l’esercizio della libertà di coscienza non può essere punito“. Per queste ragioni la deputata dem di rivolge a Franco Bonfante: “Rispetto l’autonomia del livello provinciale, ma chiedo al segretario del Pd veronese di ripensarci“, scrive Serracchiani su X.

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