Un maxi-sequestro di beni per 55 milioni di euro è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) nei confronti di Antonio D’Amico, 79enne imprenditore del settore dei rifiuti ritenuto vicino al clan camorristico dei Casalesi e titolare della Ibi-Idrobioimpianti, la società che ha costruito la discarica di Chiaiano. La misura di prevenzione, chiesta dal procuratore distrettuale antimafia di Napoli Nicola Gratteri e disposta dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, riguarda, oltre a disponibilità finanziarie, quattro aziende: la Idrobioimpianti, la Ifd srl, la Servizi difesa ambiente (Sda) e la Environmental techonologies international spa (Entei spa) “rispettivamente attive nel settore degli impianti di depurazione, nel settore immobiliare, nei servizi di elaborazione di consumi idrici e nella costruzione di opere pubbliche per il trasporto di fluidi”, si legge in un comunicato diffuso dagli inquirenti. La Entei, in particolare, è definita una società “di primaria importanza nel settore dei processi e tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente”. La Dia fa sapere che alle aziende sequesrtrate è già stato nominato un amministratore giudiziario e le attività non si fermeranno.

D’Amico è già stato rinviato a giudizio per aver favorito l’assegnazione illecita del subappalto per la realizzazione e la gestione della discarica di Chiaiano alle ditte di Giuseppe Carandente Tartaglia, ritenuto esponente di spicco della fazione Zagaria del clan dei Casalesi e condannato nel 2021 a sette anni di reclusione per concorso esterno. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata a commettere una lunga serie di delitti: frode in pubbliche forniture, truffa ai danni di enti pubblici, falso e violazione delle norme in materia ambientale, avendo, tra l’altro, conferito rifiuti pericolosi utilizzandoli per l’allestimento dell’invaso presso la discarica in fase di esecuzione. Tutti i reati contestati sono aggravati dalla finalità di favorire il clan camorristico. Già lo scorso anno il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva disposto un sequestro analogo nei confronti di un altro gruppo imprenditoriale coinvolto nella gestione della discarica e dei connessi appalti.

“Pur non potendo ricoprire alcuna carica sociale in ragione dei suoi precedenti”, comunica la Dia, D’Amato ha proseguito di fatto a gestir ele aziende, “attribuendo i ruoli formali alle figlie, al fine di coprire l’immagine societaria, difendendone cosi i “requisiti morali” necessari per contrattare con la pubblica amministrazione. Il business imprenditoriale e criminale”, si legge nel comunicato, “è stato analizzato e dettagliatamente ricostruito, sulla base del materiale di indagine raccolto nel corso degli anni ed anche delle prove acquisite in sede dibattimentale, dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale che ha emesso il decreto di sequestro oggi eseguito”.

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